Regia e Sceneggiatura: Riccardo Milani. Fotografia: Saverio Guarna. Montaggio: Francesco Renda. Musiche: Andrea Guerra. Scenografia: Marta Maffucci. Costumi: Alberto Moretti
Interpreti: Antonio Albanese, Sonia Bergamasco, Vinicio Marchioni, Giacomo Ferrara, Giorgio Montanini, Andrea Lattanzi, Nicola Rignanese, Fabrizio Bentivoglio, Bogdan Iordachioiu.
Produttori: Nicola Serra, Carlo Degli Esposti. Distribuzione: Vision Distribution.
Origine: Italia 2022.
La nuova commedia di Riccardo Milani racconta di come l’arte possa riabilitare e nobilitare l’essere umano, anche quando quest’ultimo è un carcerato o un attore senza più troppa speranza e passione nel suo lavoro. Quante volte si sente dire che il periodo di detenzione in carcere non deve rappresentare solo una mera punizione ma anche un’opportunità per riabilitarsi. Chi finisce in un penitenziario purtroppo molto spesso finisce in una sorta di stasi, che lo estrania definitivamente da un mondo in cui già faceva fatica a stare prima. Anche quando c’è alla base una sincera buona volontà per cambiare le cose, il problema la maggior parte delle volte è capire quale attività far compiere a dei detenuti per farli sentire comunque parte del mondo. Una strada può essere quella dell’arte, come suggerisce anche il nuovo film di Riccardo Milani. In Grazie ragazzi un gruppo di reclusi ritrova la speranza attraverso il teatro e gli insegnamenti di un maestro molto speciale, interpretato da Antonio Albanese. Un laboratorio di teatro in carcere può rappresentare un occasione di riscatto per chi quei luoghi li abita ogni giorno ma anche per chi, pur non scontando nessuna pena, si sente comunque bloccato nella sua esistenza. È il caso del protagonista di Grazie ragazzi, Antonio. Quest’ultimo è un attore caduto in disgrazia e finito a doppiare i gemiti nei film porno, senza più troppa passione per un lavoro che lo ha deluso e forse senza più neanche tanta speranza nell’umanità in generale. Quando un vecchio amico (interpretato da Fabrizio Bentivoglio) gli consiglia di provare a ritrovare stimoli curando un laboratorio teatrale in un penitenziario, Antonio è il primo a nutrire dei dubbi ma accetta la sfida. Si ritroverà in un contesto nuovo per tutti: per lui, per i detenuti e persino per la stessa direttrice del carcere (che non ha mai provato un esperimento simile). Alla fine anche se, come si dice nel trailer, il nuovo insegnante non è “proprio Favino” riuscirà comunque a coinvolgere i ragazzi in un mondo per loro nuovo come quello del teatro. Alla fine questi uomini che si erano persi dietro le sbarre torneranno a essere “liberi di sognare” (come dice Vasco nella canzone che si sente nel trailer), almeno per un attimo, grazie a una rappresentazione di Aspettando Godot di Samuel Beckett. D’altronde non esiste forse opera migliore da portare sul palco per queste persone, condannate a passare anche anni interi solo ad aspettare un qualcosa dai contorni sempre più indefiniti.
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