Regia e Sceneggiatura: Mia Hansen-Love. Fotografia: Denis Lenoir. Montaggio: Marion Monnier. Scenografia:
Matthieu Guy. Costumi: Judith de Luze. Interpreti: Léa Seydoux, Pascal Greggory, Melvil Poupaud, Nicole Garcia, Camille Leban Martins, Kester Lovelace, Ema Zampa, Sharif Andoura, Elsa GuedjMasha Kondakova.
Produttori: Bettina Ricklefs, Olivier Père. Distribuzione: Teodora Film Origine: Francia 2022
Sandra Kinsler, traduttrice consacrata al suo lavoro e al prossimo, vive a Parigi con la sua bambina e il peso di un lutto. Vedova da cinque anni, riscopre l'amore con Clément, un vecchio amico in piena crisi coniugale. Ma quel nuovo sentimento improvviso si scontra con la realtà e la malattia degenerativa di suo padre, un insegnante di filosofia che vive solo e ha bisogno di cure costanti. Per gestire l'irreversibile demenza del genitore, comincia per Sandra e la sua famiglia la dolorosa ricerca di un 'ricovero'. Tra una vita che si spegne e un amore che comincia, Sandra approfitta di quegli ultimi momenti di complicità col padre e cerca all'orizzonte un nuovo inizio. Un racconto che interroga quello che resta quando ce ne andiamo, quello che lasciamo indietro con il ricordo di noi: i nostri libri, le nostre collezioni segrete, i nostri quadri, la nostra lingua, la nostra città, i nostri riti e tutto quello che fa lo spessore di un'esistenza.
Partendo da un'esperienza personale, Mia Hansen-Løve sceglie due regimi di rappresentazione, proprio come aveva fatto nel suo film precedente (Sull'isola di Bergman), meno radicali forse ma sempre distinti. Il travolgimento amoroso si riflette nel lutto di un padre che non è più veramente presente. Un uomo entra nella vita della protagonista e un altro se ne va. Qualcosa muore e qualcosa (ri)nasce spontaneamente, parole e gesti d'amore contro gli assalti di una malattia invalidante.
Mia Hansen-Løve fa del peso del dramma una sorta di pendolo che regola il movimento del film e racconta la brutalità dell'esistenza, esplorando la sofferenza e avventurandosi senza freni sul terreno di una passione ardente.
Un beau matin è senz'altro il film più carnale dell'autrice, alla fatalità della vecchiaia fa eco l'amore contrastato, all'orizzontalità tragica del genitore, ricoverato in clinica, fa eco l'orizzontalità degli amanti, spogliati letteralmente e psicologicamente. Se Melvil Poupaud, fragile e fermo, diffonde sul film il suo fascino opaco, Léa Seydoux è la vertigine erotica che rimanda costantemente al 'bel mattino' del titolo. Discreta, naturale e pratica dentro i jeans e sotto un taglio cortissimo, si impone emotivamente e si inserisce con umiltà nel disegno di Mia Hansen-Løve, all'estremo della condizione umana e pienamente dentro la vita. L'autrice rivela la forza dell'attrice, al di là del glamour e dentro una tristezza che non smette di versare lacrime.
La dolcezza di un approccio, il piacere condiviso di un amplesso o di una conversazione insinuano i tempi della malattia. In compagnia di Haneke (Amour) e di Ozon (È andato tutto bene), l'autrice segue la pendenza della sera e il movimento discendente della perdita della memoria e della coscienza del proprio caro ma poi parte alla ricerca di pepite di vita.
Come in un verso di Battiato, Un beau matin trova "l'alba dentro all'imbrunire", il respiro dentro le scene più crepuscolari, trasformando in oro la pena, cavalcando il trauma e sormontandolo con la quiete della sua eroina. Pascal Greggory, attore nobile di Éric Rohmer e Patrice Chéreau, interpreta un uomo senza più storia, che ha perso tutte le sue facoltà ma che lascerà alle sue figlie soltanto bei ricordi.
Sempre sottovoce, e senza aggiungere amplificatori artificiali alla narrazione, Mia Hansen-Løve confronta una figlia con 'l'ora dell'inventario'. Ma come sovente nel suo cinema, alla malinconia corrisponde uno slancio vitale che permette ai suoi personaggi di rilanciare malgrado tutto. Lavorando sempre dalle parti della speranza, sceglie per la sua protagonista il mestiere della traduttrice, travolta da un grande amore e dall'irruzione di un accidente incomprensibile e vertiginoso. In ascolto del mondo, Sandra riorganizza le parole 'disorientate' di suo padre e del suo amante, trovando alla fine del dolore la sua armonia
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