Regia: Kasi Lemmons. Sceneggiatura: Anthony McCarten. Fotografia: Barry Ackroyd. Montaggio: Daysha Broadway. Musica: Whitney Houston. Scenografie: Patricia Sullivan. Interpreti: Naomi Ackie, Stanley Tucci, Ashton Sanders, Tamara Tunie, Clarke Peters, Nafessa Williams, Alana Monteiro, Daniel Washington, Lance A. Williams, Anne Reardon. Produttori: Patricia Houston, Jeff Kalligheri. Distribuzione: Warner Bros Italia. Origine: U.S.A. 2022.
La straordinaria carriera di Whitney Houston, soprannominata The Voice (come Frank Sinatra) in quanto "la più grande voce della sua generazione", e "cantante più premiata della storia", si snoda dagli esordi insieme alla madre Cissy e alla zia Dionne Warwick, passando per la serie impressionante di hit quando ancora era una ragazza, il debutto cinematografico in Guardia del corpo, il matrimonio infelice con il cantante Bobby Brown, la chiacchierata amicizia con Robyn Crawford e i trascorsi con droghe e alcolici. La struttura è quella classica del biopic costruito su una traiettoria di ascesa vertiginosa e rovinosa caduta a seguire, e in due ore e mezzo di racconto la regista afroamericana Kasi Lemmons segue tutte le tappe con lo sguardo affettuoso di chi ha voluto molto bene a quel prodigio musicale pop dalle capacità vocali di mezzo soprano diventata un modello aspirazionale per molte giovani donne afroamericane (e non solo). Fra i gesti impavidi c'è la scelta dell'attrice inglese Naomi Ackie, nota al grande pubblico soprattutto come la Janna di Star Wars - L'ascesa di Skywalker, che dona tutta se stessa al ruolo in una prova d'attore davvero notevole, sia dal punto di vista musicale (le interpretazioni sono un mix di playback e voce reale) che da quello comportamentale, suscitando forte empatia nel pubblico. La scelta di questa particolare attrice è però opinabile nella misura in cui la vera Whitney Houston appariva somaticamente più vicina all'etnia caucasica, e questo l'aveva esposta sia all'approvazione dell'America bianca che alle critiche dell'America nera, che non la riteneva abbastanza black non solo per le sue scelte musicali ma anche per il colore chiaro della pelle e i lineamenti minuti.
Fra i passi falsi c'è quello di aver affidato la sceneggiatura ad Anthony McCarten, l'autore di Bohemian Rhapsody, che sembra voler trasformare ogni biopic musicale in una storia convenzionale e strappalacrime invece di fare scelte artistiche forti e di raccontare il significato profondo (e musicale) del successo delle star della canzone.
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