Regia: Stefano Cipani. Sceneggiatura: Giorgio Scianna, Fabio D'Innocenzo. Fotografia: Fabio Cianchetti. Montaggio: Jacopo Quadri. Musiche: Mario Fanizzi. Scenografia: Ivana Gargiulo.
Costumi: Katia Dottori. Interpreti: Angela Finocchiaro, Giovanna Mezzogiorno, Raffaella Rea, Sergio Rubini, Claudio Santamaria. Produttori: Alessandro Leone, Arturo Paglia. Distribuzione: 01 Distribution.
Origine: Italia, 2022.
Una palestra, una preside e quattro genitori disposti a tutto pur di difendere i propri figli: Educazione fisica è un film essenziale nella sua struttura, fortemente teatrale, eseguito in maniera impeccabile. Indispensabili in questo incastro perfetto i cinque attori protagonisti: Claudio Santamaria, Raffaella Rea, Giovanna Mezzogiorno, Sergio Rubini e Angela Finocchiaro; fondamentale anche la fotografia, che riesce a rendere per nulla statico e decisamente d’impatto un film che ha poca azione, ma molte parole e altrettanti sguardi. Al centro, tematiche quanto mai attuali: lo scontro genitori-istituzioni scolastiche, il victim blaming, la difesa oltranzista dei propri figli di fronte ad ogni loro sbaglio.
“Il film mette in scena in un modo che definirei giudiziario questi temi di attualità”, ci ha spiegato il regista Stefano Cipani, “volevo rappresentare una sorta di processo informale tra le mura di una palestra, piuttosto che di un Tribunale. C’è un’accusa, la preside, che si trova davanti questi genitori diffidenti che mettono immediatamente in discussione la sua verità”. Eppure, quella stessa verità è testimoniata da prove: un video inequivocabile, che comunque non basta a spingerli ad assumersi le responsabilità dei loro figli, e quindi le proprie. “La domanda che ti poni quando guardi il film è che cosa avrei fatto io al loro posto? E non è una risposta facile da darsi”, ha aggiunto Cipani. Quello che emerge, alla fine, è che a volersi salvare sono soprattutto loro, i genitori; e così la salvaguardia dei figli diventa un modo per tutelare se stessi e le proprie ipocrisie. Ai quattro adulti viene sbattuta in faccia una realtà della quale non sono padroni, ma che anzi smentisce tutte le loro convinzioni: i loro figli non sono degli innocenti bambini, come si ostinano a chiamarli; sono diventati anche loro adulti e lo hanno fatto nel modo più terribile che possa esistere, commettendo un atto al di là di ogni immaginazione. Nessuna empatia per la vittima si fa strada nella razionale follia dei quattro, per cui tutto può essere risolto facendo finta semplicemente che niente sia accaduto. È l’istinto di conservazione ad avere la meglio: conservazione di un’illusoria innocenza ormai perduta, conservazione dello status quo, conservazione delle apparenze. In una sorta di versione adulta del Signore delle mosche, cinque individui si scontrano e si sfidano, prima in una lotta impari quattro contro uno e infine in un tutti contro tutti che fa emergere da ciascuno il peggio di sé, finendo per generare un problema ancora più grave di quello che si erano trovati ad affrontare all’inizio. I genitori si dimostrano peggiori dei figli e applicano a se stessi il medesimo impianto di scuse e giustificazioni che avevano adottato per i ragazzi, in un loop dal quale nessuno esce vincitore. Eppure, all’inizio, erano persone come mille altre: normali, apparentemente ragionevoli. “Una volta colpiti nel loro punto più debole”, ha detto il regista Stefano Cipani, “si trasformano in un branco, discostandosi del tutto da quello che dovrebbe essere il comportamento di un buon cittadino”.
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