Regia: Shekhar Kapur. Sceneggiatura: Jemima Khan. Fotografia: Remi Adefarasin. Montaggio: Guy Bensley. Musiche: Nitin Sawhney. Scenografia: Sarah Whittle. Costumi: Caroline McCall. Interpreti: Lily James, Emma Thompson, Shazad Latif, Shabana Azmi, Sajal Ali, Oliver Chris, Asim Chaudhry, Jeff Mirza, Alice Orr-Ewing, Nosheen Phoenix, Ben Ashenden, Nikkita Chadha. Produttori: Tim Bevan, Jemima Khan. Distribuzione: Lucky Red. Origine: Gran Bretagna, 2022.
Zoe è una documentarista inglese di successo, il suo vicino di casa Kazim un oncologo di origine pakistana, e le loro famiglie sono cresciute fianco a fianco nella Londra multietnica. Quando Kazim comunica a Zoe di volersi sposare secondo la tradizione, ovvero lasciando scegliere ai suoi genitori la sua sposa, Zoe decide di girare un documentario sui matrimoni combinati (anzi, "assistiti", come vuole la nuova dicitura) nel Ventunesimo secolo dal titolo Love (contr)actually. In realtà Zoe è delusa dalla scelta dell'amico di sempre per molti motivi, il più nascosto dei quali è l'attrazione segreta che prova per quell'uomo con cui c'è sempre stata un'intesa istintiva (e anche un primo bacio infantile), al cui confronto tutte le relazioni estemporanee della ragazza sembrano irrilevanti. Quando Zoe e la sua eccentrica madre si trasferiscono a Lahore per seguire il matrimonio di Kaz le tensioni aumentano: riusciranno i nostri eroi a gettare le rispettive maschere? Zoe è una giovane donna in perenne conflitto fra desiderio di affermazione professionale e pessime scelte private, il cui sogno romantico è "guardare fino in fondo una serie televisiva" insieme a "quello giusto". Il paragone ricorrente è con le favole classiche (creando anche un piccolo inside joke, visto che James è stata una Cenerentola del grande schermo) e con le aspettative suscitate nelle bambine riguardo alla necessità di essere salvate da un principe azzurro. E se da un lato Zoe contesta apertamente la filosofia "sciovinista" delle fiabe, raccontando favole femministe alle nipoti, dall'altro soccombe a un autoisolamento deleterio.
Dietro la cinepresa c'è Shekhar Kapur, già regista di Elizabeth ed Elizabeth: The Golden Age, che è nato a Lahore, e la sceneggiatura è firmata dalla giornalista e produttrice anglopakistana Jemima Goldsmith (al secolo Jemima Khan), entrambi dotati di una conoscenza diretta sia della società indopakistana che di quella inglese. La sceneggiatura entra ed esce dallo stereotipo etnico, aiutando il pubblico a ridere tanto dei pregiudizi inconsapevoli della madre very British di Zoe, spassosamente interpretata da Emma Thompson, quanto di quelli intenzionali della madre di Kaz, che ha il volto della star del cinema hindi Shabana Azmi: basti la sua descrizione sintetica della moglie ideale per suo figlio come "musulmana, non troppo femminista e non troppo scura di pelle, possibilmente beige". Gustosa anche la caratterizzazione di un sensale pakistano 2.0 che cerca di abbinare coppie etnicamente corrette durante le sue riunioni motivazionali.
Naturalmente la morale è più anglosassone che pakistana, ma rispetto ad altri film dello stesso tenore c'è qualche sfumatura in più, e anche un paio di stoccate al politically correct nel cinema come nuova glassa su antiche consuetudini.
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