Regia: Mikhaël Hers. Sceneggiatura: Maud Ameline, Mikhaël Hers. Fotografia: Sébastien Buchmann. Montaggio: Marion Monnier. Scenografia: Charlotte de Cadeville. Musica: Anton Sanko. Costumi: Caroline Spieth. Interpreti: Emmanuelle Béart, Charlotte Gainsbourg, Noée Abita, Ophélia Kolb, Thibault Vinçon, Didier Sandre, Laurent Poitrenaux, Quito Rayon Richter, Morgane Portejoie Pinsard. Produttori: Pierre Guyard, Olivier Père. Distribuzione: Wanted. Origine: Francia, 2022.
La storia di una famiglia francese è raccontata in varie tappe attraverso gli anni ottanta. Subito dopo la storica elezione di Mitterrand nel 1981, Elisabeth si ritrova separata dal marito e in cerca di un lavoro per mantenere i due figli Matthias e Judith. Trova così impiego presso il programma radiofonico che ascolta durante le sue notti insonni, dopo aver scritto alla conduttrice Vanda Dorval. Tra esperienze quotidiane e nuovi amori la famiglia cresce, trovando anche il tempo di accogliere la giovane Talulah, ragazza dal passato difficile in cerca di un appoggio per qualche giorno. Il cinema di Mikhaël Hers è fatto di momenti emozionanti, eppure rifugge il conflitto. Il trauma esiste, a volte è grande e fa da motore alla storia, ma i suoi film semplicemente si trovano meglio a raccontare l'intangibile: l'affetto, la malinconia, i piccoli gesti. Ne dà riprova l'autore francese con Les passagers de la nuit, un'epopea quieta che corre indietro - e attraverso - gli anni ottanta, raccontando con delicatezza e incredibile sensibilità le cose semplici che fanno una famiglia.
Hers viene da un film precedente (Quel giorno d'estate, del 2018) che era un gioiello di naturalezza e introspezione. Qui sostituisce i colori vividi che lo animavano (il verde dei parchi, il blu del cielo e il sole pieno) con i toni più ambrati del classico décor dell'epoca in cui il regista è cresciuto, e rimpiazza il senso estemporaneo e fuggevole di Quel giorno d'estate con uno scorrere del tempo presente ma non crudele, che dà più opportunità di quante ne tolga. Specialmente per quei "passeggeri della notte" che magari non dormono e ne approfittano per scoprirsi pieni di risorse.
La cadenza temporale e i suoi effetti sui personaggi - principalmente Elisabeth e suo figlio Matthias, impegnati in due percorsi di crescita che si specchiano l'uno nell'altro - sono forse l'ingrediente segreto di Les passagers de la nuit, che però sa guardare non solo ai sentimenti ma anche al mood del periodo, ricreato con copiose incursioni nel mondo della musica (una scena sulle note di "Et si tu n'existais pas" di Joe Dassin regala un abbraccio catartico), del cinema e di una tradizione dell'intrattenimento radiofonico che ancora poteva legare le coscienze.
Tutt'attorno, Hers crea un ritratto granulare di Parigi attraverso immagini di repertorio che a volte sembrano casuali (c'è spazio anche per Jacques Rivette sulla metro, un passeggero della notte in mezzo a tanti, preso da un documentario di Claire Denis) ma che nel loro miscuglio di formati e di situazioni - treni in corsa, il lungo Senna, gente per strada - offrono un contraltare itinerante al sempre presente appartamento di Elisabeth. È un modo di planare sulla città di Parigi, altrimenti presa molto verticale dalla macchina da presa di Sébastien Buchmann, grazie anche all'ambientazione inusuale tra gli alti e imponenti complessi residenziali del quindicesimo arrondissement.
Da quella finestra sospesa ad altezza vertiginosa, una Charlotte Gainsbourg riflessiva si trova spesso a osservare il cielo e a scoprirsi orgogliosa, lei che a inizio film ci accoglieva in lacrime e convinta di non saper fare nulla. E noi con lei ci accorgiamo di averne fatta di strada, mentre i ragazzi adolescenti diventano grandi, si innamorano, faticano, vanno via di casa e iniziano a votare, riportando la mente a quel momento di infinite possibilità che aveva aperto il film, sulla storica vittoria socialista di Mitterrand.
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