Tom Ballard è stato tra i più brillanti e talentuosi alpinisti del mondo. Nel 2019, nel tentativo di scalare una delle montagne più pericolose della catena himalayana, il Nanga Parbat, l'alpinista britannico e l'italiano Daniele Nardi persero la vita. Poco chiare sono le circostanze della loro scomparsa, avvolta da una fitta neve di supposizioni e congetture. A pochi chilometri dal punto del loro ritrovamento, 25 anni prima, Alison Hargreaves morì sul K2. L'alpinista inglese, una delle più grandi di sempre, era la madre di Tom Ballard. L'ultima vetta, documentario diretto da Chris Terrill, percorre il viaggio della sorella di Tom, Kate, verso il Nanga Parbat per dare l'ultimo addio al fratello.
Il nome di Tom Ballard inizia a circolare negli ambienti dell'alpinismo a partire dal 2015, quando si rende protagonista di un'impresa senza pari: scalare da solo le sei pareti nord delle Alpi in una sola stagione invernale e senza una squadra di supporto. Ma la sua storia inizia tanti anni prima, quando decide che quella dell'alpinismo sarà la sua strada, l'unica percorribile perché sostenuta da una passione sconfinata. Ballard, infatti, sembrava davvero essere un predestinato, tanto per il proprio talento, quanto per la fiamma intensa che lo alimentava, quella di sua madre Alison Hargreaves. Alison è stata la prima donna a scalare in solitaria e senza bombole d'ossigeno la vetta più alta di tutte, il monte Everest. L'alpinismo per i Ballard è sinonimo di famiglia e nel sangue di Tom scorrevano forti entrambe.
L'ultima vetta, pur concentrando il proprio contenuto documentaristico sulla vita di Tom e sulla sua famiglia, dilata sapientemente e con successo il raggio d'azione, approfondendo un altro importantissimo protagonista, ovvero la montagna. Tanto è stato scritto, tramandato, documentato e analizzato, ma ciò che la montagna tende a suscitare in ognuno, così come l'alpinismo, è qualcosa che resta sospeso tra un autentico magnetismo e un inspiegabile mistero. Forse è proprio questo il bello, ciò che attrae e allo stesso tempo respinge.
Il documentario riesce a comunicarlo senza perdere mai la bussola degli eventi. Il differente modo di concepire la montagna e le sue mille sfaccettature, l'alpinismo e i suoi pericoli, emerge non solo con le testimonianze che il documentario ha raccolto, ma anche attraverso le due differenti personalità, quelle di Ballard e Nardi, coinvolte nella tragedia che L'ultima vetta racconta. I contenuti del documentario si contraddistinguono per il loro forte impatto emotivo. Il merito di questo, oltre all'autenticità delle vicende narrate, è da attribuire a una struttura narrativa efficace e studiata per arricchire e approfondire tanto gli eventi quanto le personalità che li raccontano.
Il viaggio di Kate, infatti, rappresenta solo il centro narrativo del documentario, dal quale si snoda un intreccio di filmati d'epoca, interviste e testimonianze significative. Tramite tale impostazione, musica, parole e immagini si fondono alla perfezione attraverso una logica squisitamente cinematografica che caratterizza l'intero film. Questo approccio, slegato in diversi punti dal documentario classico, facilita il coinvolgimento emotivo dello spettatore, valorizzando una storia, quella di Tom e della famiglia Ballard, memorabile e decisamente fuori dagli schemi.
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