Regia: Roman Polanski. Sceneggiatura: Ewa Piaskowska, Roman Polanski . Fotografia: Pawel Edelman. Montaggio: Hervé De Luze.
Musiche: Alexandre Desplat.
Scenografia: Monica Sironi. Costumi: Carlo Poggioli. Interpreti: Oliver Masucci, Fanny Ardant, John Cleese, Joaquim de Almeida, Luca Barbareschi, Milan Peschel, Bronwyn James, Fortunato Cerlino, Michelle Shapa, Mickey Rourke. Produttori: Matteo Leurini, Luca Barbareschi. Distribuzione: 01 Distribution . Origine: Italia 2023.
Al Palace Hotel di Gstaad, un'imponente e lussuosissima struttura che risale agli inizi del Novecento, siamo al 31 dicembre 1999. La variegata e straricca clientela che lo affolla attende questo passaggio di millennio con aspettative diverse. C'è chi teme la fine del mondo a causa del Millennium Bug, chi pensa di potersi avvantaggiare della situazione, chi si trova a dover esercitare la propria professione anche se è in vacanza. Tutti sono affidati alle instancabili cure di Hansueli, il manager dell'albergo che cerca di accontentare ogni cliente anche quando le sue richieste sfiorano, o addirittura superano, l'assurdità. Roman Polanski accarezzava l'idea di questo film dal Capodanno 2000 trascorso nell'hotel che fa da set al film. Ora, alla soglia dei novant'anni, è riuscito a realizzare il desiderio e a prendersi una vacanza cinematografica. È come se gli fosse tornata la voglia di far riemergere quel Roman che ironizzava sul cinema di genere in Per favore non mordermi sul collo o che faceva agire una giovanissima Sydne Rome (che in The Palace accetta un ruolo autoironico) nel divertente e divertito Che?.
Poi quel regista, allora quarantenne, era tornato a fare un cinema di grande qualità ma lontano dalla commedia (a meno che non avesse in sé i semi del dramma come in Carnage). Polanski deve essersi detto una sorta di 'ora o mai più' non certo per l'avanzare degli anni ma per quella libertà che un regista del suo calibro può decidere di prendersi al momento giusto.
Ovviamente il suo è uno sguardo internazionale che trae origine da un'osservazione acuta e minuziosa di una fauna di ricchi e arricchiti che ha conosciuto e studiato da vicino nei suoi numerosi soggiorni a Gstaad. Internazionale, si diceva, perché per uno spettatore italiano la memoria non può non andare agli iper citati e stigmatizzati cinepanettoni nostrani.
Questo "Vacanze di Natale 2000" in versione polacco/elvetica (con il regista hanno scritto la sceneggiatura un collega del calibro di Jerzy Skolimowski ed Ewa Piaskowska) non si risparmia nessun stereotipo. Si va dai russi che agiscono ampiamente al di fuori della legalità con modelle al seguito (mentre Putin prende il potere parlando di diritti e libertà) alle donne certamente non aiutate dalla chirurgia estetica, per giungere, ahimé, all'idraulico di bell'aspetto pronto ad occuparsi di particolari tubi di scarico.
Si capisce benissimo quanto Polanski si sia divertito a gestire le sue innumerevoli marionette muovendone i fili all'interno di una, per lui, inusuale location (il vero hotel e non un set cinematografico, con tutte le complicazioni di ripresa comprese nella scelta) non perdendone di vista nessuna come faceva il suo collega Robert Altman.
Molte di loro sono grottescamente delineate a contrasto con quella del manager dell'hotel che finisce con il diventare il perno dell'azione, conservando una sua dignità umana nonostante tutti i compromessi che è costretto ad accettare per venire incontro alle esigenze dei suoi ospiti. Sarà per questo che alla fine, nonostante tutto l'alcol che ha ingerito per sostenersi nella Babele che lo circonda, è l'unico a restare sobrio e cosciente. In fondo. In un hotel in cui si aggira un pinguino qualcuno che non lo consideri un'allucinazione è non solo necessario ma indispensabile.
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