Regia: e Sceneggiatura: Frances O’Connor. Fotografia: Nanu Segal. Montaggio: Sam Sneade. Musiche: Abel Korzeniowski. Scenografia: Cathy Featherstone. Costumi: Michael O'Connor. Interpreti: Emma Mackey, Oliver Jackson-Cohen, Fionn Whitehead, Alexandra Dowling, Amelia Gething, Adrian Dunbar, Gemma Jones.
Produttori: Robert Connolly, Peter Touche. Distribuzione: Bim Distribuzione.
Origine: Gran Bretagna, 2022.
Le tre sorelle Brontë - Charlotte, Emily e Anne - vivono a Haworth, comunità isolata dello Yorkshire, sotto l'egida del padre, un reverendo protestante severo e autoritario, e insieme al fratello Branwell, allegro e scapestrato. Charlotte ha accantonato il suo talento naturale per la scrittura per diventare insegnante e ad Emily è riservato lo stesso destino socialmente accettabile: ma Emily è troppo "strana" e viene rimandata a casa dopo essersi dimostrata poco incline a relazionarsi con il mondo "normale". L'arrivo nella parrocchia di Haworth di un nuovo pastore, William Wieghtman, sconvolgerà ulteriormente gli equilibri domestici: Emily ne avverte la pericolosità ma è attratta dal giovane uomo che, a sua volta, riconosce l'unicità di quella che diventerà l'autrice del capolavoro "Cime tempestose", che Charlotte (a sua volta destinata a firmare un altro capolavoro, "Jane Eyre"), descriverà come "un libro pieno di gente egoista che pensa soltanto a se stessa". Il film di O'Connor sembra tenere presente le lezioni di alcuni titoli recenti, a cominciare da Bright Star di Jane Campion, per proseguire con Cime tempestose di Andrea Arnold e con Piccole donne di Greta Gerwig: del primo respira le atmosfere letterarie dell'Inghilterra di inizio Ottocento, dal secondo importa l'isolamento rurale e la brughiera anglosassone, intessendo elementi del romanzo di Emily Brontë all'interno del film che ne racconta la vicenda personale; infine dal terzo eredita una certa libertà postmoderna nel giustapporre episodi e sensibilità non esattamente revisionate secondo la sensibilità contemporanea, ma certamente caricate di significati per il pubblico moderno.
A ben guardare, O'Connor potrebbe aver avuto presenti anche Una vita di Stéphane Brizé, nel montaggio che taglia impietosamente i tempi morti e getta gli spettatori da una scena all'altra in prossimità di una crisi, e Miss Marx di Susanna Nicchiarelli, per un certo gusto pop nel ricostruire la vicenda di un'intellettuale troppo anticonvenzionale per la sua epoca.
O'Connor si muove agilmente fra impostazione drammaturgica classica e suggestioni contemporanee, riuscendo a dare un'impronta personale al racconto, e facendo leva su due attori particolarmente convincenti: l'anglo-francese Emma Mackey, che avevamo già apprezzato nella serie Sex Education e in Assassinio sul Nilo, e che finalmente trova qui un ruolo da protagonista assoluta, e Fionn Whitehead, visto in Dunkirk e nella serie Black Mirror, che riesce a cogliere tutte le sfumature di un personaggio complesso come Branwell Brontë. Molto efficace nel ruolo del patriarca Brontë anche Adrian Dunbar, attivissimo negli anni Ottanta e poi quasi scomparso dal grande schermo.
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