Regia: Roberta Torre. Sceneggiatura: Franco Bernini, Roberta Torre. Fotografia: Stefano Salemme. Montaggio: Paola Freddi. Musiche: Shigeru Umebayashi. Scenografia: Flaviano Barbarisi. Costumi: Massimo Cantini Parrini. Interpreti: Alba Rohrwacher, Filippo Timi, Marina Rocco, Valentina Banci, Maurizio Lombardi, Alessandro Averone, Elio De Capitani, Nicole De Leo, Rocco Castrocielo, Ohla Dibrova. Produttore: Donatella Palermo. Distribuzione: I Wonder Pictures. Origine: Italia, 2023.
Monica soffre di una forma di alterazione della mente, la sindrome di Korsakoff, che le fa perdere i contorni delle cose e non le permette più di riconoscersi. Suo marito Edoardo, che la ama profondamente, l'ha allontanata dalla Capitale per poterle restare accanto nella loro casa al mare: una casa che potrebbe andare in vendita per saldare il debito di una causa legale andata a finire male (e forse per i costi della malattia). Ma Monica trova un suo modo di ritrovarsi attraverso una sua omonima: Monica Vitti, in cui la donna si rispecchia, e della quale ripete a memoria le battute facendole sue, eliminando ogni soluzione di continuità fra la vita dell'attrice sullo schermo e la sua vita nella quotidianità. Mi fanno male i capelli è il commovente omaggio di Roberta Torre ad una grande attrice che ha a sua volta sofferto di una forma di demenza, perdendosi a sé e al suo pubblico, il quale tuttavia conserva il privilegio di ritrovarla attraverso le sue interpretazioni. Proprio come fa la protagonista di questo film sperimentale e accorato, doloroso fin dal titolo (che è una celebre battuta cinematografica della Vitti) eppure attraversato da una brezza leggera, da un sottile alito di speranza.
Roberta Torre, regista e autrice di soggetto e sceneggiatura (con la collaborazione di Franco Bernini), traccia attraverso il montaggio di immagini tratte dai film di Monica Vitti - da La notte e L'eclisse di Antonioni a Le coppie, da Teresa la ladra a Polvere di stelle, da Amore mio aiutami a A mezzanotte va la ronda del piacere - sapientemente accostate ad altre immagini provenienti da film più sperimentali - Limite di Mario Peixoto, Le tempestaire di Jean Epstein, Quando l'occhio trema di Paolo Gioli - un percorso poetico che attraversa due vite (anzi quattro, perché oltre alle due Monica ci sono Edoardo, testimone silenzioso, e Alberto Sordi, presenza imprescindibile).
Lo spirito è in parte quello di una Nouvelle Vague ritrovata, ed è eccezionale il lavoro sui costumi e le scenografie (Massimo Cantini Parrini, che riproduce - rinnovandoli - i costumi dei film della Vitti, e Anna Forletta e Flaviano Barbarisi, che ricreano un interno borghese anni Sessanta a colori pastello tutto fuorché Barbie). I "contributi tecnici" (in realtà sono supremamente artistici) più notevoli sono però il montaggio di Paola Freddi e il commento sonoro, che spazia dal free jazz al melodrammatico, di Shigeru Umebayashi (di cui vale la pena ricordare almeno una colonna sonora precedente: quella di In The Mood For Love).
Alba Rohrwacher fa un lavoro di mimesi straordinario, aiutata anche da una notevole somiglianza fisica con la Vitti, e presta il suo modo di recitare con tutto il corpo a questa metamorfosi, mentre Filippo Timi presta uno strazio profondo e irrinunciabile al suo Edoardo, facendosi assenza per consentire alla presenza di Monica di rivendicare quel po' di territorio che ancora riconosce.
Il loro valzer è anche un modo delicato e rispettoso di raccontare la malattia di Monica Vitti senza mai farne cenno, costruendo non una storia di scomparsa, ma di rivalsa sull'oblio. Mi fanno male i capelli è il ricordo tenero ed elegante di un'artista immortale, ma anche una lettera d'amore a tutti coloro che ogni giorno scordano qualcosa, ma per cui giocare ancora una volta con i ricordi che riaffiorano può voler dire sentirsi di nuovo felici.
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