Regia: Thaddeus O’Sullivan. Sceneggiatura: Jimmy Smallhorne, Timothy Prage. Fotografia: John Conroy. Montaggio: Alex Mackie. Musica: Edmund Butt. Costumi: Judith Williams.
Interpreti: Laura Linney, Kathy Bates, Maggie Smith, Agnes O'Casey, Mark O'Halloran, Mark McKenna, Niall Buggy, Hazel Doupe, Stephen Rea, Shauna Higgins.
Produttori: Hugo Grumbar, Andrea Scarso. Distribuzione: Europictures. Origine: U.S.A. 2023.
Dublino, 1967. A quarant'anni di distanza dalla sua partenza per gli Stati Uniti, Chrissie Limey torna alla casa dove è nata e ha trascorso la sua adolescenza, per partecipare al funerale della madre Maureen. La comunità la accoglie con sorpresa, in particolare Lily, la migliore amica di Maureen, ed Eileen, che è stata la migliore amica di Chrissie. Il grande assente è Declan, il figlio di Lily, morto da giovane per annegamento - lui che sapeva nuotare come un pesce. Quando erano ragazzi Chrissie, Eileen e Declan erano inseparabili, e Chrissie e Declan erano una coppia innamorata. Poi però è successo qualcosa che ha creato divisioni insanabili all'interno del gruppetto, e che ha determinato la partenza di Chrissie per gli Stati Uniti. Il funerale di Maureen è anche l'occasione per assegnare un premio ad alcuni membri della comunità: un pellegrinaggio a Lourdes, che potrebbe ridare la parola ad un bambino e la speranza ad Eileen. Quel viaggio diventerà soprattutto un'occasione di perdono e di riconciliazione - se coloro che l'hanno intrapreso sapranno accoglierle. The Miracle Club ha un titolo fuorviante, perché fa presupporre una commedia scanzonata, di quelle in cui un gruppo di attrici âgée gigioneggiano per suscitare l'ilarità del pubblico. Qui il gruppo centrale di attrici è effettivamente âgée, ma la storia non è comica, anche se non mancano i siparietti divertenti. L’ambientazione irlandese fa leva su molti stereotipi cinematografici, che il regista dublinese Thaddeus O'Sullivan cavalca senza esitazione, ma il gruppetto di interpreti formato da Kathy Bates, Laura Linney, Maggie Smith e un quasi irriconoscibile Stephen Rea riesce a tenere alta l'attenzione del pubblico. A rubare la scena, come sempre, è la quasi nonagenaria Smith nel ruolo di Lily, una madre gravata dal lutto e dal senso di colpa che però non ha perso l'ironia e la capacità di dimostrarsi affettuosa e fedele.
Kathy Bates ritorna in gran forma (anche fisica) per calarsi nel ruolo complesso di Eileen, madre di famiglia che non ha mai lasciato il suo quartiere, con un marito brontolone (l'irresistibile Stephen Rea) ad incarnare un certo maschilismo d'antan. Laura Linney dà alla sua Chrissie reticenza e misura, raccontando una donna che ha imparato l'empatia pur non avendone ricevuta alcuna nel proprio passato, custode di un lontano rancore di cui vorrebbe liberarsi.
La ricostruzione d'ambiente è attenta e l'intera confezione è piacevole, nonostante (o grazie a) l'adesione a molti cliché: una rassicurante tazza di tè irlandese servita da un cast di professioniste esperte nel far commuovere e sorridere.
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