Regia e Sceneggiatura: Michael Gracey. Fotografia: Erik Wilson. Montaggio:
Martin Connor. Scenografia: Lisa Brennan. Musiche: Batu Sener. Costumi: Cappi Ireland. Interpreti: Robbie Williams, Damon Herriman, Alison Steadman, Steve Pemberton, Kate Mulvany, Anthony Hayes, Jonno Davies, Tom Budge. Produttori: Mark Williams, Slava Vladimirov. Distribuzione: Lucky Red. Origine: U.S.A., 2024. Durata: 134’.
Better Man è la storia vera dell'ascesa fulminante, della drammatica caduta e della straordinaria rinascita della superstar del pop britannico Robbie Williams, uno dei più grandi cantanti di tutti i tempi. Con la visionaria regia di Michael Gracey (The Greatest Showman), il film è raccontato in modo unico dal punto di vista di Williams, facendo trasparire la sua caratteristica ironia e il suo stile inimitabile. Ripercorre le tappe del successo di Robbie, dall'infanzia al ruolo di più giovane componente dei Take That, la boyband che ha sbancato le classifiche, fino agli ineguagliabili successi da solista fuori da ogni record, affrontando al contempo le sfide che fama e successo stratosferici possono portare con sé.
“Chi è Robbie Williams? Un narcisista. Una faccia da schiaffi. Un coglione spocchioso”.
Inizia così Better Man. Che cosa vogliono dire queste parole? È così che si sentiva Robbie Williams, è così che gli altri lo facevano sentire da piccolo. Ed è così che ha sempre continuato a sentirsi, anche una volta arrivato sul tetto del mondo. Better Man, rivoluziona il mondo dei biopic sulle rockstar: mentre tutti questi film si adoperano per farci vedere le star il più possibile come li abbiamo sempre visti noi, Better Man ci fa vedere Robbie Williams come si è sempre visto lui. E così, grazie al lavoro di un attore, della performance capture e della computer grafica, è in scena con il volto di una scimmia. I biopic cominciavano a sembrare tutti uguali. Ancora una volta Robbie ha fregato tutti. Pensateci: tutto questo è molto Robbie Williams.
Quando, dopo pochi minuti di film parte Feel, una delle sue canzoni più belle, in sala ti viene voglia di iniziare a cantare. E già lì capisci tante cose. Capisci che Robbie Williams ha un posto ben saldo nella cultura pop, con tante grandi canzoni. “There’s a hole in my soul, you can feel it in my face, it’s a real big place”. (“C’è un buco nella mia anima, puoi sentirlo nel mio viso, è un posto davvero grande”) recita quella canzone. Ogni rockstar o popstar che ce l’ha fatta, che è diventato grande, è partito da qualche grande vuoto interiore. Qui è l’abbandono del padre, partito per Londra per fare l’entertainer, un padre che gli diceva “o hai quella cosa o non sei nessuno”. Un padre che c’è stato sempre per Robbie Williams, ma non c’era mai per il piccolo Robert. Quando, a un certo punto, parte Rock DJ, capisci un’altra cosa. È il momento in cui i Take That hanno ottenuto il primo contratto discografico e si fiondano in strada a ballare, a Regent Street, a Londra, secondo una classica scena da musical. È un momento chiave della storia della band, in scena di sono i Take That (cioè gli attori che li interpretano), ma ballano su una canzone di Robbie Williams. È lui la star. È lui quello che ha scritto le canzoni pop che oggi sono rimaste. È lui che, molti anni dopo essere uscito dalla band, si è concesso a loro per un tour per poi lasciare di nuovo.
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