Regia: Jacques Audiard. Sceneggiatura: Thomas Bidegain, Jacques Audiard. Fotografia: Paul Guilhaume. Montaggio: Juliette Welfling. Scenografia: Cécile Deleu. Musiche: Camille, Clément Ducol. Costumi: Ariane Daurat. Interpreti: Zoe Saldana, Karla Sofía Gascón, Selena Gomez, Adriana Paz, Edgar Ramirez, James Gerard, Shiraz Tzarfati, Agathe Bokja, Marie-Elisabeth Robert, Stéphane Ly-Cuong.Produttori: Delphine Tomson, Olivier Thery Lapiney. Distribuzione: Lucky Red. Origine: U.S.A, 2024.
Festival di Cannes 2024: Premio della Giuria e Premio migliori attrici
Golden Globe 2025:
Premio miglior attrice non protagonisa: Zoe Saldana
Premio miglior canzone
Premio miglior film straniero
Premio miglior film commedia/musicale
Manitas del Monte, feroce barone di un potente cartello messicano, ha deciso di cambiare radicalmente vita. Cresciuto in un contesto machista, patriarcale e criminale, ha soffocato per anni il suo essere profondo. Ma non è mai troppo tardi per diventare donna. Per realizzare il suo più grande desiderio, fa rapire Rita Moro Castro, giovane avvocato brillante al servizio di un grosso studio legale, più interessato a fare assolvere criminali che a servire la giustizia. Manitas recluta Rita per gestire transizione e futuro: simulare la sua morte con moglie e figli e ricominciare altrove. Poi Manitas diventa Emilia ma il passato fatica a passare come i rimorsi. Rientrata in Messico, cinque anni dopo, decide di riprendersi la sua famiglia e di restituire al suo Paese i corpi dei suoi martiri. Ma una questione di cuore tuonerà tempesta. Emilia Pérez è un film a misura di Jacques Audiard: smisurato, enfatico, barocco, imprevedibile. La prova ulteriore della sua volontà di rinnovarsi con un gesto formale e assertivo mai visto prima. Sulla carta, la breve descrizione di Emilia Pérez lasciava forse un po' perplessi: a Città del Messico un pericoloso narcotrafficante si sogna 'princesa' e assolda un avvocato per una missione costosa e assolutamente sorprendente: trovare un chirurgo discreto che 'corregga' il suo destino. Il proposito è radicale ma più sottile di quanto sembri. E una canzone di apertura dopo, siamo travolti. Perché Emilia Pérez canta, danza, spara, ama, fa a pugni, arringa, abbatte, si batte, risorge e ripara per due ore e dieci senza tempi morti.
È uno spettacolo che si reinventa continuamente, un film pieno e generoso, a fior di pelle, di un'empatia totale, di un humour feroce e un senso consumato del tragico. Le giunture saltano e Jacques Audiard mescola le carte con gli ormoni, raccontando i destini musicali di un temibile boss pentito e del suo alleato avvocato, arenata in un mondo di uomini.
Cambiare sesso dunque ma anche natura perché Manitas diventa Emilia ed Emilia crea, con un gesto finalmente umano, un'associazione di beneficienza per ritrovare i corpi delle vittime che ha massacrato. Il film è attraversato dall'idea che la società possa auspicare un progresso morale smontando tutti i valori associati alla costruzione del maschile. E la questione della mascolinità è sempre al centro del cinema di Audiard, troppe volte definito "virilista".
Eppure la virilità c'entra poco con lui, che si occupa degli uomini quando sono 'al tappeto'. È la crisi maschile che interroga con la questione dell'eredità e della trasmissione, la questione del debito da pagare o da cancellare per concedersi il diritto di avanzare.
Tra virilità vacillante e femminilità trionfante, tra droga, abusi e transizione di genere, Emilia Pérez si iscrive nel suo tempo ma non ha messaggi da spedire al mittente. È solo cinema, grande cinema che scorre come un fiume in piena. Di una golosità totale, è un elogio gioioso del primo grado. Coreografie, voci e musica sono disposte con cura e integrate con fluidità nel corpo della fiction, sulle note di Camille e Clément Ducol, che rivisitano Brassens ("Les Passantes") spezzandoci il cuore.
Con un'energia folle, Selena Gomez, Zoe Saldaña e Karla Sofia Gascón, transgender argentina che appare sullo schermo e tutto cambia dimensione, il film comincia con sussurri e sentimenti repressi, che esplodono vocalmente e visivamente per ribadire il vero valore del musical: rappresentare in tutta la sua esuberanza quello che i personaggi covano nel profondo.
A suo agio con l'artificiosità del melodramma e col suo stile fuori norma, il film è più ingenuo nel suo approccio alla 'trasformazione' ma Audiard compensa risvegliando il crimine passato e assumendo il kitsch, parte essenziale della sua identità. Emilia Pérez incoraggia la sensazione totale e rigenerante di lasciarsi andare, è la forza della sua proposta, coraggiosa o suicida lo deciderà chi guarda.
Una cosa è certa, non dimenticheremo presto la sua visione, che consigliamo sullo schermo più grande possibile e con l'audio a manetta, perché l'esagerazione rimane il marchio di fabbrica dell'autore, come un invito a ballare, cantare e scuotere codici e 'corpus' per reinventarsi migliori.
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