Regia: Fausto Brizzi. Sceneggiatura: Angelo Pintus, Fausto Brizzi. Fotografia: Marcello Montarsi. Montaggio: Luciana Pandolfelli. Musiche: Andrea Bonini. Scenografia: Ivana Gargiulo. Costumi: Cristina Francioni. Interpreti: Angelo Pintus, Marta Zoboli, Beatrice Arnera, Andrea Perroni, Tullio Solenghi, Maria Amelia Monti, Antonio Catania. Produttori: Filippo Cipriano, Attilio De Razza. Distribuzione: PiperFilm. Origine: Italia, 2025.
Angelo e Marta, lui maestro elementare, lei psicoterapeuta e figlia di un colonnello dei Carabinieri, sono sposati da anni, e da anni cercano di avere un figlio. Le hanno provate tutte, ma quando i dottori diagnosticano a Marta un'endometriosi che renderebbe quasi impossibile rimanere incinta i due decidono di seguire il consiglio di Andrea, un amico di Angelo che fa l'infermiere. Andrea suggerisce loro di recarsi a Barcellona dove un luminare pare sia stato in grado di risolvere i problemi di infertilità di innumerevoli coppie.
Ma il luminare conferma a Marta che il suo utero è inospitale, e propone loro una soluzione: una giovane donna catalana, per pura generosità e senza compenso, è disposta ad ospitare nel suo utero il seme di Angelo e l'ovaio di Marta, per poi portare avanti la gravidanza in Italia accanto alla coppia. Essendo la maternità surrogata proibita dalla legge italiana, ed essendo il padre di Marta un colonnello dell'esercito ligio alle regole, la coppia entrerà in un ginepraio di finzione. Con Dove osano le cicogne Pintus, Paragnani, Belardi e Brizzi, quest'ultimo anche regista del film, firmano una sceneggiatura che affronta una materia incandescente, non solo perché, come più volte ricordato nel corso della storia, la maternità surrogata è illegale in molti Paesi, ma perché comporta tutta una serie di considerazioni etiche che meritano quantomeno grande delicatezza e sensibilità. Dove osano le cicogne conosce bene la grammatica del comico e la usa per sovvertire l'ordine costituito. Tra il politicamente scorretto e la favola sociale, la risata decostruisce ruoli e luoghi comuni e sfrutta gli stereotipi (compresi quelli di genere). Pintus è la vera rivelazione: abbandonata la fortezza del monologo si ritrova a dover dividere la scena con altri comici, alcuni compagni di una vita come Andre Perroni, e ci riesce senza troppa fatica. Il resto è un godibile tiro al bersaglio sui principali luoghi comuni del mondo in cui viviamo, la risata liberatoria ci trasporta invece nella dimensione di una contemporaneità liquida dove un altro mondo è possibile, rispetto a quello imposto da una rinvigorita visione conservatrice della vita. Tra bambini petulanti che "scippano schiaffi", modelli educativi opinabili ("è educazione alla vecchia maniera, non bullismo"), ovuli che scadono, spermatozoi depressi, rigide finestre temporali di fecondazione da rispettare e parti naturisti, il tema della gestazione per altri diventa commedia. E dimostra che la società civile è molto più avanti della classe politica del nostro paese, che lo scorso 16 ottobre ha reso la maternità surrogata reato universale, sanzionabile e punibile quindi per legge. Per i protagonisti di Dove osano le cicogne invece è solo "un atto di carità", che in questo rocambolesco racconto sulla famiglia innesca una serie di catastrofici eventi.
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