Regia: Benoît Jacquot. Sceneggiatura: Julien Boivent, Benoît Jacquot. Fotografia: Caroline Champetier. Montaggio:
Julia Grégory. Musiche: Bruno Coulais. Scenografia: Pascale Consigny. Costumi: Caroline Spieth. Interpreti: Guillaume Canet, Charlotte Gainsbourg, Kamel Laadaili, Pauline Nyrls, Patrick Descamps, Anne-Lise Heimburge. Produttori: Véronique Bénabou, Philippe Carcassonne. Distribuzione: Europictures. Origine: Francia, 2024.
Pierre e Cléa sono una coppia che non ha figli. Ospitano in casa loro Belle, la figlia di un'amica di lei che frequenta il liceo dove lui insegna matematica. Un mattino la ragazza viene trovata strangolata. L'omicidio è avvenuto mentre in casa c'era solo Pierre e i sospetti iniziano ad addensarsi su di lui che però riesce ad autodifendersi riuscendo anche a mantenere un buon autocontrollo.
Un film ispirato a un romanzo di Simenon che incorpora tutto quello che la comunicazione del nostro tempo ha messo in campo. Non lo fa solo narrativamente ma si è trovato anche a subire un corposo rinvio dell'uscita nelle sale a causa delle accuse di abusi sessuali piovute sul regista che spiegano la didascalia che la produzione ha imposto alla fine del film.
Per quanto riguarda l'opera in sé e la sua scrittura (sia in fase di sceneggiatura che di riprese) va rilevato come non ci si trovi davanti a una rilettura tradizionale di un romanzo simenoniano. Il prolifico autore belga infatti scrisse il libro in soli dieci giorni mentre si trovava nel Connecticut. La vicenda era ambientata negli Stati Uniti ed aveva un finale molto diverso.
Jacquot vi ha trovato materia per spostare l'azione in una città di provincia dove tutti si conoscono, ha conservato al protagonista il ruolo di insegnante (al Liceo Georges Simenon) ma soprattutto ha innervato l'operazione di trasferimento nella contemporaneità facendo ampio riferimento ai media e ai social.
Perché la morte di Belle diventa un argomento di cui si dibatte in rete e quanto si trova nel suo cellulare favorisce l'alimentazione dei sospetti su Pierre. Il personaggio viene affidato alle sapienti cure interpretative di Guillaume Canet il quale sa offrirgli la giusta dose di ambiguità costringendo lo spettatore a chiedersi, sulla base degli elementi che gli vengono messi a disposizione, da che parte stare. Credere all'autoproclamata innocenza di un uomo che viene comunque presentato come complesso oppure propendere, come fanno alcune persone che pure stanno dalla sua parte, per ritenere la sua posizione come insostenibile?
Il gioco è cinematograficamente riuscito e la scelta di Charlotte Gainsbourg nel ruolo di Cléa è funzionale alla creazione di un clima in cui fiducia e dubbio possono ambiguamente convivere. La stessa scelta di una donna (a differenza di quanto accadeva nel romanzo) nel ruolo del magistrato che interroga Pierre favorisce una lettura legata al potere di seduzione del protagonista che verrà utilizzata in favore di un'ulteriore complessità del plot. Viene così da pensare che a Simenon, nonostante le variazioni, questo film sarebbe piaciuto
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