Regia e sceneggiatura: Laura Piani. Fotografia: Pierre Mazoyer. Musica: Peter Von Poehl. Montaggio: Floriane Allier.
Interpreti: Camille Rutherford, Pablo Pauly, Charlie Anson, Annabelle Lengronne, Liz Crowther, Alan FairBairn, Lola Peploe.
Produttore: Gabrielle Dumon. Distribuzione: Movies Inspired. Origine: Francia. 2025.
Con il suo primo lungometraggio, Jane Austen ha stravolto la mia vita, Laura Piani firma un debutto sorprendente, delicato e brillante, che riesce a omaggiare i classici della commedia romantica inglese con uno sguardo personale, francese e profondamente contemporaneo. Un film che è insieme riflessione sul dolore e celebrazione dell’amore, e che affonda le radici nella letteratura per interrogare il presente. Al centro del film c’è Agathe, interpretata con grazia e intensità da Camille Rutherford: libraia parigina, autrice mancata, donna “empêchée”, cioè ostacolata, nella vita, nell’amore, nella scrittura. Vive con la sorella e il nipotino, scrive romanzi rosa che il suo editore definisce “roba da poco”, e porta con sé il peso di un lutto mai elaborato: la perdita dei genitori in un incidente d’auto che l’ha lasciata bloccata, letteralmente e metaforicamente.
Agathe è un personaggio profondamente letterario, il cui rifugio nei libri ha finito per diventare una prigione emotiva. La sua vita si muove tra le pareti di Shakespeare & Co, iconica libreria parigina nel cuore del Quartiere Latino.
L’evento scatenante arriva inaspettato: il migliore amico Félix (Pablo Pauly), complice di vita e forse qualcosa di più, invia di nascosto un suo manoscritto incompiuto a un concorso. Agathe viene così selezionata per partecipare a una residenza letteraria nella campagna inglese, nella casa dove visse Jane Austen. Qui, immersa tra altri scrittori stravaganti e inadeguati come lei, Agathe inizia un percorso di trasformazione che è al tempo stesso amoroso, sessuale e creativo.
L’incontro con Oliver (Charlie Anson), discendente snob e apparentemente disinteressato di Jane Austen, dà il via a una classica tensione da commedia romantica: scambi taglienti, equivoci, sguardi che parlano più delle parole. Ma dietro la superficie dei cliché, il film Jane Austen ha stravolto la mia vita costruisce con grande attenzione l’evoluzione dei sentimenti, giocando con le convenzioni per raccontare quanto sia difficile e necessario vivere davvero, senza rifugiarsi nella fantasia.
Il triangolo amoroso tra Agathe, Félix e Oliver è il cuore emotivo del film e riscrive con ironia e modernità la dinamica tra Mr. Darcy, Daniel Cleaver e Bridget Jones. Félix è l’amico di sempre, il compagno potenziale che rappresenta la sicurezza e la complicità; Oliver è l’outsider affascinante e distante, il cui mistero attrae e spaventa. Agathe si muove tra i due senza mai perdere la propria centralità: il film, infatti, non cerca un “salvatore”, ma una protagonista che possa finalmente scegliere e scrivere la propria storia. Come sottolinea la regista: «Non volevo che Agathe fosse salvata da un uomo. Può innamorarsi solo perché riesce a creare, a scrivere, a esistere pienamente per sé stessa».
Il film è prima di tutto il ritratto di una donna in crisi, paralizzata da un dolore profondo e da un mondo che corre troppo veloce. Ma è anche un film sulla scrittura e sulla difficoltà di trasformare il vissuto in racconto. Agathe inizia decine di storie ma non riesce mai a concluderle: come nella vita, resta a metà, bloccata. Solo il viaggio, la scoperta del desiderio e l’incontro con l’altro le permetteranno di ritrovare la voce perduta.
Il film riflette anche sul ruolo della donna nel presente e nel passato, partendo dalle opere di Jane Austen per interrogare la nostra epoca: cosa significa oggi essere indipendenti? Come si può amare senza perdersi? Come trasformare il dolore in forza creativa?
«Mi interessava raccontare una donna che si sente inadeguata in un mondo ultracapitalista, dove si consuma tutto, anche le storie d’amore», spiega Piani. «Attraverso Agathe volevo parlare di chi ha paura di soffrire, di quelli che si rifugiano nei libri perché non riescono a vivere davvero».
Laura Piani dichiara di amare la commedia romantica “classica all’inglese” - da Quattro matrimoni e un funerale a Notting Hill, passando per Bridget Jones e Love Actually - ma anche di volerla riscrivere con uno sguardo personale. E ci riesce.
Jane Austen ha stravolto la mia vita è pieno di umorismo, tenerezza e trovate brillanti ma non rinuncia mai alla malinconia. La regia è elegante, misurata, attenta ai dettagli e alla composizione dell’immagine, grazie anche alla fotografia di Pierre Mazoyer che sceglie la luce pittorica dell’anamorfico per raccontare il disallineamento tra Agathe e il mondo. La musica di Peter von Poehl e le citazioni da Schubert sottolineano con finezza il percorso emotivo della protagonista.
Jane Austen ha stravolto la mia vita, il titolo del film, non è un’accusa, ma una dichiarazione d’amore. Come spiega la regista: «Jane Austen mi ha educata. Il suo romanticismo non è banale, è politico: ci mostra come possiamo sublimare la nostra esistenza e continuare a sognare».
Per Piani, Austen rappresenta anche una chiave per parlare di attualità: «Il rapporto delle donne con il matrimonio e l’indipendenza è una questione sempre universale. Grazie a lei ho capito che per essere letti, bisogna prima di tutto saper intrattenere». E con questo film, l’intrattenimento è anche uno strumento per emozionare, riflettere e riconoscersi.
Jane Austen ha stravolto la mia vita è un piccolo gioiello di scrittura e sensibilità. Una commedia romantica che non si limita a ricalcare gli stilemi del genere, ma li interroga e li rinnova con intelligenza e delicatezza. Laura Piani si conferma come una voce originale e promettente del cinema europeo, capace di mescolare Lubitsch e Cassavetes, Bergman e Richard Curtis, con un tocco personale che è già stile.
Una visione caldamente consigliata non solo agli amanti di Jane Austen, ma a chiunque abbia mai sentito di essere fuori posto, e cerchi nel racconto (e nell’amore) una possibilità di esistere.
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