Sceneggiatura: Susannah Grant. Musica: Thomas Newman. Personaggi e interpreti: Erin Brockovich: Julia Roberts, Dottor Jaffe: David Brisbin, Rosalind: Dawn Didawick, Ed Masry: Albert Finney. Produttore: Danny DeVito. Origine: U.S.A, 2000. Durata: 132'. Distribuzione: Columbia.
Dopo l'intermezzo di The Limey (1999) Steven Soderbergh torna alle produzioni degli studios: Erin Brockovich si avvale infatti degli stessi produttori di Out of Sight (1998), nonché dello stesso regista. La sostanziale differenza quindi con il suo film precedente è nel cast, che è di primo piano: la Roberts - Brockovich e Finney - Masry -ma anche Aaron Eckhart e Peter Coyote. E il film punta sulla capacità di storyteller di Soderbergh, e sulla sceneggiatura di Susannah Grant.
La vicenda è tratta da una storia vera: Erin Brockovich è una donna sola con tre bambini, disoccupata, che per un caso fortuito incontra l'avvocato Masry (Finney). Questi spinto a compassione per la situazione economica precaria della donna la assume come segretaria nel suo studio di avvocato. Qui la giovane, sia pure senza laurea in legge, si interessa ad un caso che vede diversi immobili comprati da una società californiana. Quel che colpisce la Breckovich è il fatto che numerosi inquilini di quegli immobili sono colpiti da malattie gravi: dal cancro alla leucemia. Ben presto la giovane segretaria si rende conto che la società interessata a comprare le case di coloro che abitano nei pressi degli stabilimenti chimici è la PGE che tratta materiale idrico. E, cosa più sorprendente, da una ricerca in archivio, la Breckovich scopre che il cromio (sostanza chimica altamente tossica se non controllata, che è utilizzata come antiruggine) è presente nell'acqua della regione circostante con una percentuale così alta da essere la causa delle malattie degli abitanti. La battaglia in tribunale vedrà quindi fronteggiarsi un piccolo studio privato, con un avvocato sulla soglia della pensione, e una ragazza neanche diplomata contro un colosso con fatturato di 30 milioni di dollari annui.
Il film viaggia, forte di una sceneggiatura compatta: non per caso la fons et origo per l'autrice è stata la realtà: Erin Brockovick esiste, così come il caso narrato nel film. La regia di Soderberg è serrata, con ampie ed improvvise pause, che mantengono il ritmo accattivante, senza stordire, le recitazioni della Roberts e di Finney sono misurate. La Roberts talvolta eccede, ma è la vivacità del personaggio che lo impone. Il deserto californiano di Mojave è, con gli studi forensi, il grande set naturale del film. Erin Brockovich è una pellicola dal taglio sociale - pur con le esigenze di cassetta degli Studios - che perde colpi solo per una traccia narrativa impalpabile e onnipresente: e cioè che dalla prima inquadratura si percepisce - magari ad uno stato puramente intuitivo - l'Happy End a chiusura del film.
(Luigi Senise)