Molte sono le differenze tra il cinema italiano e quello statunitense (a parte i soldi che si hanno a disposizione). Tra le tante mi viene da pensare che il secondo spesso basa le sue storie su romanzi o testi teatrali, cosa che da noi si fa molto raramente. La conseguenza è che molti film americani partono da sceneggiature solide e ben costruite, gli italiani difettano invece proprio in questo campo: sembra che abbiamo poco da raccontare e che quel poco venga annacquato e stiracchiato a dismisura per riempire le canoniche due ore.
Qui abbiamo un ottimo punto di partenza, il bellissimo romanzo di Enzo Striano e Antonietta De Lillo ne approfitta per realizzare un film che fa onore al cinema italiano. Alcuni critici lo hanno paragonato a “La presa del potere da parte di Luigi XIV“ di Roberto Rossellini. Ma la De Lillo sceglie uno stile più colto, più raffinato, meno didascalico (e quindi forse non completamente accessibile a tutti) per raccontare un episodio della nostra storia che ha inaspettati collegamenti con l’oggi (giustamente la regista ha dichiarato: “E' un film che è voluto sopravvivere e oggi lo ritengo necessario, perché parla dei nostri giorni, dell'epoca che stiamo vivendo, di questo scollamento tra gli intellettuali e la gente, di questa involuzione cieca della società attuale, che non è più capace di riacquistare un senso etico e utopico della vita…”).
Evitando inutili trionfalismi o fastidiose agiografie, ecco il ritratto di una donna che, fatto insolito per l’epoca in cui visse, fugge da un matrimonio che l’umilia, lotta per trasformare i sudditi in cittadini, combatte per la libertà di stampa e di pensiero, desidera la felicità non per una elite ma per tutti. Utilizzando una serie di flashback incrociati (e con l’aiuto dello splendido e visionario trait-d’union pittorico di Oreste Zevola) assistiamo al fallimento di un’utopia raccontataci con rara maestria. Ricostruzione storica, ambientazione, fotografia, montaggio, colonna sonora… è tutto perfetto e pone questo lavoro molto al di sopra della media produzione nostrana. Il complesso degli attori è poi straordinario, sempre credibile e mai macchiettistico (quotidiana abitudine del cinema italiano). Risplende l’interpretazione di Maria de Medeiros. Semplicemente grande con quel suo italiano e napoletano impreziosito dalla patina straniera: una delle migliori performance femminili di questa stagione.
Sceneggiatura: Giuseppe Rocca, Antonietta De Lillo, Laura Sabatino. Liberamente tratto dall’omonimo romanzo di Enzo Straiano. Costumi: Daniela Ciancio. Scenografia: Beatrice Scarpato. Disegni: Oreste Zevola. Musiche: Daniele Sepe. Fotografia: Cesare Accetta. Montaggio: Giorgio Franchini. Interpreti: Maria De Medeiros, Imma Villa, Rosario Sparno, Raffaele Di Florio, Riccardo Zinna, Marco Manchisi, Lucia Ragni, Enzo Moscato. Produttori: Mariella Li Sacchi, Amedeo Letizia. Distribuzione: Istituto Luce. Origine: Italia, 2003.