Certi bambini crescono in una famiglia disagiata, e non riescono a ribellarsi al cattivo ambiente in cui vivono. Certi bambini si danno arie da grandi per far vedere che sono dei duri e raccontano di aver fatto cose che non hanno fatto per non fare la figura della femminuccia. Certi bambini sono solo dei bambini, e come tali vogliono solo giocare, e giocano con quello che hanno a disposizione. Certi bambini fanno a gara ad attraversare l'autostrada senza farsi investire, certi bambini giocano a pallone per la strada. Certi bambini hanno appena ammazzato un uomo.
Uno dei rari casi in cui non si rimpiange il finanziamento pubblico concesso ad un film italiano, "Certi bambini" è il secondo lungometraggio dei fratelli Frazzi a cinque anni dall'apprezzato "Il cielo cade". Basata sull'omonimo romanzo di Diego De Silva (anche co-sceneggiatore), questa pellicola è però ben diversa dalla loro opera prima. O no?
Dove c'era la tranquilla campagna toscana e l'ombra dell'occupazione tedesca, c'è una Napoli dura e sfaccettata, composta da obiettori che lavorano nei centri di accoglienza e pedofili che comandano una banda di piccoli criminali. Dove c'erano i nazisti, c'è la camorra. E ci sono i bambini ad osservare cosa succede intorno a loro, anche se questa volta ne sono forse più consapevoli. Forse, perché Rosario è un undicenne che fuma e dice agli amici di aver messo incinta una donna, ma è anche un ragazzo che si prende cura della nonna malata ed è pronto a dare una mano agli altri. Rosario, in fondo, non è altro che un bambino andato a fondo nel mare di criminalità in cui vive.
Proprio partendo dai classici stereotipi della Napoli cinematografica, "Certi bambini" riesce a raccontarci qualcosa di nuovo sull'argomento. I fratelli Frazzi, a partire dall'uso del CinemaScope, si lasciano alle spalle i prodotti televisivi che hanno diretto a pacchi e realizzano un film che ha sì qualche scelta di montaggio un po' pretenziosa ma che sa catturare lo spettatore e avvolgerlo in un'atmosfera di continua tensione. Un film intenso e ben girato, cosa rara in certo cinema italiano, che si avvale di una serie di bravi interpreti anche tra i non professionisti (ma qualche sottotitolo avrebbe giovato).
Forse non è un vero film di denuncia, ma probabilmente non aveva nessuna intenzione di esserlo. E' un film che si propone di raccontare, e magari comprendere e farci comprendere, una situazione ben più complessa di quello che possiamo pensare. Perché guardando questo film è chiaro che certi bambini bisogna salvarli da piccoli, prima che sia troppo tardi.
Dall’omonimo romanzo di Diego De Silva. Sceneggiatura: Diego De Silva, Marcello Fois, Ferdinando Vicentini Orgnani, Andrea e Antonio Frazzi. Scenografie: Mario Di Pace. Fotografia: Paolo Carnera. Interpreti: Arturo Paglia, Gianluca Di Gennaro, Carmine Recano, Emanuela Garuccio, Miriam Candurro, Sergio Solli, Rolando Ravello. Produttore: Rosario Rinaldo. Distribuzione: Mikado. Origine: Italia, 2003.