"Volevo solo dormirle addosso" è un film vero sulle vere aziende italiane, non credo che ci sia altro da aggiungere, perfetto, migliore anche del film francese sullo stesso argomento "Risorse Umane". La frase attorno a cui gira tutto il film è"Io ti Stimo", il protagonista, giovane manager in carriera la ripete alla nausea, persino alla mamma, ed è la frase tipica di tutti i progetti di motivazione e "fidelizzazione" delle risorse umane, per farle sentire centrali. Nel Gruppo Telecom Italia c'è il "Progetto Sono", in Vodafone "People Care" , lì in questa fantomatica impresa c'è "People First".
Far credere alle persone di essere importanti e poi "segarle" senza pietà, come si dice spesso nel film. E' tutto vero: dalla contrattazione dei dipendenti sulla cifra da avere come incentivo alla fuoriuscita da un'azienda, che deve avvenire all'interno di un budget prefissato, ai dipendenti che contestano la cifra perché un anno prima al loro collega era stato dato molto di più, al vecchio dipendente che non si fida a ad andare in pensione prima della fine dell'anno perché ha paura che cambino le regole, fino alla dipendente malata di cancro da sbattere fuori senza pietà. Non manca la donna che ha avuto 4 maternità e rientra, perfettamente, nel target su cui tagliare. E' vero e realistico, perfino, nella preoccupazione che queste pressioni per mandare via le persone non turbino il clima aziendale e non provochino problemi con il sindacato. Bellissima la metafora del "sesso senza amore", del volerle solo dormire addosso, che il manager pratica nei rapporti personali, un sesso meccanico e senza anima, come i rapporti falsamente amicali tra i dipendenti dell'azienda.
Ci sono poi degli stereotipi che rendono bene alcuni schemi sempre più presenti nella vita aziendale odierna: il manager francese spietato e glaciale, in rappresentanza di un potere multinazionale distante ma onnipotente, la manager cinese che dice con disprezzo al giovane "killer": "Voi italiani non accettate le sfide, non volete vincere l'avversario, volete mettervi d'accordo con lui". Un'altra metafora della condizione umana dell'azienda postmoderna è quella delle battute tra un vecchio manager italiano del personale e la giovane manager cinese. Il manager italiano dice: "pensa che un dirigente mi ha detto: tagliami lo stipendio ma non ridurmi l'ufficio", commentando che le dimensioni dell'ufficio sono uno status symbol, e la cinese risponde: "oggi il vero status symbol è l'ufficio invisibile", intendendo così il cellulare e il notebook che il protagonista si porta continuamente appresso dal tavolo di lavoro al letto di casa, uniche vere compagnie di un uomo povero di affetti ed autentici rapporti umani. Fantastiche anche le riunioni in cui si fa il punto sull'avanzamento del programma di "taglio delle teste".
Il film prende ispirazione da un romanzo, che vendette molto qualche anno fa, ed è ripreso anche in un capitolo di "Stress Economy", saggio sulla condizione umana e lavorativa nelle aziende postmoderne: anche lì un'azienda che apparentemente è tutta centrata sulla qualità della vita dei dipendenti ma che non poi non esita a licenziarne un buon numero, a partire dai più deboli, quelli più in difficoltà, come il dipendente maniaco del gioco del lotto e preso dai debiti. E' del regista Eugenio Cappuccio, ed è splendidamente interpretato dal giovane attore Giorgio Pasotti. La parte del vecchio capo del personale che il giovane manager sostituisce e che dice poche parole di augurio: " non perdere tempo e fai il tuo target" (cioè i 25 lavoratori da tagliare da Ottobre a Novembre) è un piccolo cammeo di Carlo Freccero, già alto dirigente Rai, che aveva interpretato se stesso, già in un film di Chiambretti. Si può dire che il film colma un vuoto dell'attuale produzione del cinema italiano, in cui non esistono i Ken Loach e i Micheal Moore ed in cui anche il cinema degli intellettuali più attenti al politico e al sociale, i Moretti e gli Scola, si attarda più sul privato e sui drammi umani e familiari che nella descrizione del mondo del lavoro italiano, dei drammi e delle vicende dei suoi uomini e delle sue donne.
Dal romanzo “Volevo solo dormirle addosso” di Massimo Lolli. Soggetto e sceneggiatura: Massimo Lolli, Alessandro Spinaci. Musiche: Francesco Cerasi. Fotografia: Gian Filippo Corticelli. Montaggio: Marco Spoletini. Scenografie: Stefano Giambanco. Costumi: Cristina Francioni. Interpreti: Giorgio Casotti, Cristiana Capotondi, Faju, Marcello Catalano, Massimo Molea, Mariella Valentini. Produttori: Mario Sposi, Claudio Vecchio. Distribuzione: Mikado. Origine: Italia, 2004.