Non andate a bussare alla roulotte di Howard Spence, il famoso attore di film western, perché Howard non vi aprirà. Non bussate a Howard: lui non c'è mai per nessuno, neppure per se stesso. Ormai sulla sessantina, sulla cresta di un successo che ha i giorni contati per un genere cinematografico in declino, Howard Spence (Sam Shepard) un giorno fugge a cavallo dal set dell'ennesimo film nel deserto di Moab, nel parco Nazionale The Arches, nello Utah, location storica dei film con John Wayne. Cowboy del tempo che fu, improbabile e tuttavia credibile in quella giubba di camoscio a frange, negli stivali a punta ricamati, il cappello Stetson e gli speroni, Howard cavalca come un disperato sotto il sole cocente: baratta i suoi vestiti con il primo tizio che incontra in una fatiscente catapecchia nel nulla e prende un treno per Salt Lake City. Getta il cellulare, fa a pezzi le sue numerose carte di credito e con un pacco di contanti raggiunge in autobus la cittadina di Elko, in Nevada, dove abita la disincantata e pratica madre (Eva Marie Saint).Non sappiamo perché fugga e dove voglia andare, ma solo che vuole cancellare ogni traccia di sé, fare piazza pulita con il passato e forse ritrovare le sue orme perdute. Quale posto migliore della sua stanza da ragazzo di trent'anni prima, con l'album dei ritagli di giornale conservati dalla madre che testimoniano una vita sregolata tra donne, alcol, droghe e piccoli arresti?Intanto è sulle sue tracce il tenace detective dell'assicurazione della produzione del film, il cinico e inamidato Sutter (Tim Roth). Howard deve finire il film e deve essere trovato. La madre rivela al figlio la sua paternità: da qualche parte nel Montana Howard ha un figlio mai conosciuto, avuto da una donna che forse neppure rammenta. Howard trova un appiglio per dare un senso ai suoi giorni e raggiunge Butte, nel Montana, dove incontra la sua vecchia fiamma Doreen (Jessica Lange), cameriera conosciuta durante le riprese di uno dei tanti film e il figlio Earl (Gabriel Mann). Non è facile però riannodare dei fili mai esistiti e fare ordine in un caos esistenziale, le sorprese potrebbero essere tante: chi è la dolce Sky (Sarah Polley), una bionda ragazza che gira con le ceneri della madre appena morta e segue ogni passo di Howard?Wim Wenders con Sam Shepard inventa questa storia, sceneggiata poi dall'attore: l'incontro, seconda collaborazione tra i due dopo Paris, Texas (1984), non può che essere fortunato, tra due personalità similari, riservate, ruvide e avvezze a una narrazione scarna, asciutta, fatta più di impressioni che di spiegazioni.Don't Come Knocking è un sunto di 122 minuti di tutte le tematiche del cinema di Wenders, ma va oltre. É un canto d'amore dolente a una certa America che non c'è più: il tedesco Wenders non trova più il West, la frontiera, gli USA 'on the road', ma scova l'indifferenza, l'involgarimento, il moderno pacchiano, il nonsenso. Howard Spence è un paradosso, che si trova a girare prima a cavallo e poi sulla vecchia auto azzurra del padre in un nostalgico road movie: osserva il mondo intorno ma, di colpo, come risvegliandosi da un sonno di anni, pare non comprenderlo.Sam Shepard delinea fortemente questa figura solitaria di uomo in declino, che ha trascorso l'esistenza a nascondersi, che passa da un set all'altro, da una finzione all'altra. Butte, la meta del suo cercare, lo rappresenta bene: fiorente nei primi anni del Novecento, è ora un'enorme città fantasma, decadente, senza speranza.Wenders insiste sulla tematica genitore/figli, sul bisogno di radici, sul tema a lui caro del viaggio e ci offre un film che ha una fotografia, a opera di Franz Lustig, con cui ha lavorato anche in La terra dell'abbondanza (2004), che è un capolavoro. Satura di colori, quasi finta e 'scenografica', evocativa e simbolica, rammenta i quadri di Edward Hopper, di cui ricalca la solitudine esistenziale. Ogni inquadratura è un dipinto che non ci si stanca di guardare. Se aggiungiamo l'elemento essenziale dei film di Wenders, la musica, qui firmata da T-Bone Burnett, con sigla finale di Bono Vox nell'edizione definitiva che uscirà nelle sale, otteniamo un'opera di grande fascino, che non può non catturare.(Marino Cattaneo)
Titolo originale: Dont’t come knocking. Soggetto: Sam Shepard, Wim Wenders. Sceneggiatura: Sam Shepard. Musiche: T-Bone Burnett. Costumi: Caroline Eselin-Schaefer. Montaggio: Peter Przygodda, Oli Weiss. Scenografie: Nathan Amondson. Fotografia: Franz Lustig. Interpreti: Sam Shepard, Jessica Lange, Tim Roth, Gabriel Mann, Sarah Polley, Fairuza Balk, Eva Marie Saint. Produttore: Peter Schwartzkopff. Distribuzione: Mikado. Origine: Germania-Francia, 2005.