Nel 1969, gli inglesi Andrew Lloyd Webber e Tim Rice manifestavano al loro agente David Land l’intenzione di ritrarre in un musical la vita di un personaggio storico di grande notorietà, la cui storia presentasse risvolti al contempo avvincenti e drammatici. Presto la loro attenzione si rivolse ai temi biblici, e quando la scelta cadde su Gesù l’idea divenne uno dei progetti più ambiziosi della storia della musica e del teatro.
Webber scrisse le musiche e Rice lavorò ai testi di un’opera complessa e coraggiosa, volta a rileggere in chiave rock le vicende legate agli ultimi giorni di vita di Gesù Cristo, i giorni dell’entrata in Gerusalemme, del tradimento di Giuda, della passione e della crocifissione.
Se le note di Webber sono intense, vibranti e dirette, le parole di Rice completano l’opera: i testi offrono infatti un’interpretazione originale e a tratti spiazzante dei personaggi.
Come risultato, “Jesus Christ Superstar”, tenendosi in bilico tra sacro e profano, mostra l’umanità di un Gesù più terreno che divino, mette in evidenza il punto di vista di Giuda, più vittima che carnefice, e non trascura di regalare momenti di coinvolgente divertimento. Tutto ciò spiega l’immediato successo di questa rock opera, amplificato nel 1973 dalla versione cinematografica firmata da Norman Jewison, nonché le infinite repliche dello spettacolo nei teatri di tutto il mondo, specialmente a Broadway, la capitale americana del musical.
I temi musicali e i testi di Webber e Rice non hanno smarrito, col tempo, il loro straordinario impatto e la capacità di coinvolgere il pubblico: la trascinante “Heaven on their minds”, la commovente “Gethsemane”, l’irriverente “King Herod’s song” sono soltanto alcuni dei momenti che scandiscono con efficacia la storia degli ultimi giorni di Gesù. L’intera opera è ugualmente intensa e memorabile.
A distanza di 35 anni, può dirsi a diritto che l’esperimento è decisamente riuscito: il successo di “Jesus Christ Superstar” non solo non accenna a diminuire, ma, al contrario, si estende, varcando i limiti geografici e generazionali ed entrando nella storia del teatro mondiale.---------------NOTE SULLA COMPAGNIA.---------------La compagnia “Rock Theatre” si è formata con il preciso intento di mettere in scena “Jesus Christ Superstar”, il capolavoro di Andrew Lloyd Webber e Tim Rice, uno spettacolo che, dopo oltre trent’anni di rappresentazioni, conserva ancora il fascino, l’energia e la spinta anticonvenzionale che ne hanno caratterizzato il debutto.
La direzione è affidata ad una persona di sicura e vasta esperienza in campo teatrale: si tratta di Stefano Orsini, già apprezzatissimo regista, oltre che nel campo del musical, anche nell’ambito dell’opera e dell’operetta.
Orsini, nel rispetto dello spirito che animò le coinvolgenti melodie di Webber e gli intensi testi di Rice, ha voluto dare allo spettacolo una nuova, originale rilettura; in particolare, egli ha plasmato le scene e riscritto le coreografie per esaltare l’attualità e la modernità di questa immortale rock opera.
A questo scopo, il regista si è avvalso in primo luogo della collaborazione dell’Architetto Vittorio Uccelli, le cui scenografie, di sicuro e immediato impatto visivo, non hanno soltanto un valore meramente estetico. Al contrario, mostrando su un primo livello un antico muro diroccato, “minacciato” sullo sfondo dall’incombente e rivoluzionaria modernità rappresentata dagli splendidi ed eloquenti murales del Muro di Berlino, la scenografia offre una prima chiave di lettura dell’opera e consente di entrare immediatamente nella “visione” del regista. Coerentemente con la linea così tracciata, sono nati i costumi disegnati da Elisa Zapponi, perfettamente intonati a questa versione “odierna” del musical. Per interpretare sulla scena le vicende legate agli ultimi giorni di vita di Gesù Cristo, Stefano Orsini ha raccolto intorno a sé una cinquantina di elementi, provenienti da tante differenti esperienze artistiche, quali canto, danza, recitazione, e accomunati dalla passione per “Jesus Christ Superstar”. La compagnia “Rock Theatre” riunisce così un cast di livello e di notevole competenza e pratica nell’ambito degli spettacoli dal vivo, in cui i ruoli sono stati sapientemente distribuiti. Accanto ai protagonisti Francesco Bo (Giuda), Manuel Badu (Gesù) e Giorgia Bartoli (Maddalena), si muovono nelle varie scene Stefano Corvino e Antonio Cappelli (rispettivamente i sacerdoti Caifa e Annas), Davide Bazzali (Pilato), Simone Casula (Re Erode), Matteo Brozzi (Simone Zelota) e Daniele Zoncheddu (Pietro), supportati a loro volta dal grande lavoro del corpo di ballo e di un nutrito gruppo di figuranti.
La guida di Stefano Orsini e l’impegno costante del cast tecnico e artistico hanno dato vita ad uno spettacolo intenso e di notevole impatto emotivo, coerente con la visione originale degli autori ma al contempo innovativo e, a tratti, sorprendente nella reinterpretazione delle scene.