Le voci sono tutte concordi nell’annunciare un’eccellente prova di Margherita Buy, l’adesione a un personaggio che sembrava proprio fatto per lei. Completo, questo lo si aggiunge con benevola ironia verso un’attrice dal temperamento notoriamente ombroso, di un vasto campionario di nevrosi: come un pesce nell’acqua, insomma. Ormai regista espertissimo nel passaggio dalla pagina allo schermo dopo, tra i molti, Marianna Ucrìa e Sostiene Pereira, e però appena reduce da un film che invece non si fondava su una matrice letteraria (Alla luce del sole, sull’assassinio del prete antimafia don Giuseppe Puglisi), Roberto Faenza si è rivolto questa volta a un romanzo la cui asprezza costituiva una difficile sfida. E I giorni dell’abbandono della misteriosa scrittrice senza volto Elena Ferrante, che al cinema aveva già dato il suo L’amore molesto, firmato da Mario Mattone. Ma questa volta Napoli non c’entra, o meglio sta solo sullo sfondo delle personali origini della protagonista trasferita con la famiglia a Torino.
I giorni dell’abbandono è la storia per lo più racchiusa nella claustrofobica dimensione spazio-temporale, ostile e nemica fino al parossismo, di un anonimo appartamento durante i giorni, appunto, dell’abbandono. Quello improvvisamente subito da Olga, voce narrante del romanzo, moglie e madre esemplare, dal marito Mario (Luca Zingaretti). Il racconto è quello del precipizio, del vortice apparentemente senza fine e senza fondo in cui la donne cade. La totale crisi di autostima, di sicurezza e di fiducia in sé che di lei s’impadronisce fino al delirio, fino a farle sfiorare la follia, viene rappresentata attraverso una scansione di eventi quotidiani e domestici banali, minimi. Ogni cosa, ogni gesto della vita di tutti i giorni le si rivolta contro fino a una totale immersione nel dolore. Ad offrirle un appiglio, un’ancora, sarà inaspettatamente un personaggio che nel romanzo è grigio e anche squallido, il solitario e trasandato musicista che abita al piano di sotto, affidato nel film con effetto presumibilmente migliorativo a Goran Bregovic, vero musicista di rilievo e notorietà internazionale soprattutto per via del passato sodalizio con il regista Emir Kusturica.
Sceneggiatura: Roberto Faenza. Scenografia: Davide Bassan. Montaggio: Massimo Fiocchi. Costumi: Alfonsina Lettieri. Fotografia: Maurizio Calvesi. Musiche: Goran Bregovic. Interpreti: Margherita Buy, Luca Zingaretti, Goran Bregovic, Alessia Goria. Produttore: Elda Ferri. Distribuzione: Medusa. Origine: Italia, 2005.