Ci sono pagine di Storia che restano confinate nell'oblio e altre che sembrano non venire mai sfogliate a sufficienza. Il Terzo Reich e il suo devastante progetto rivestono una tale importanza, con la loro potenza di morte, da aver relegato in un angolo più lontano quella moltitudine di tedeschi che persero la vita opponendosi alla folle crudeltà hitleriana.
Sophie Scholl, giovanissima studentessa che disse “no” a quella guerra assurda, fu uno dei simboli più fulgidi della resistenza pacifica in Germania e, specialmente in patria, è considerata una sorta di martire e di santa. Animata da un puro spirito di pace e sorretta da una fede incrollabile, Sophie oppose alla violenza delle azioni la forza delle idee e fu pronta a pagare il prezzo più alto. Della Rosa Bianca, oltre i confini del paese nel quale questa organizzazione si formò, non sono in molti a conoscere la storia e l’impegno di un movimento studentesco il cui fine principale era quello di “far aprire gli occhi alla gente” e fermare l’orrore del conflitto.
Per questo il film di Marc Rothemund è doppiamente importante; da un lato perché permette di accostarsi ad una parte di Storia meno conosciuta, dall’altro perché, raccontando la vicenda di Sophie, universalizza lo sguardo su tutti coloro che, senza velleità di eroismo, hanno condotto e conducono una strenua battaglia contro ogni sopruso. Il regista ha avuto la straordinaria opportunità di consultare i verbali originali degli interrogatori della Gestapo, documenti inediti chiusi nelle segrete della Germania dell’Est fino al 1990, che hanno permesso di ricostruire gli ultimi giorni- dal 17 al 22 febbraio del 1943 – di Sophie Scholl.
Decisa a portare avanti la sua missione di resistenza, la giovane, insieme al fratello e ai suoi compagni, si candida ad introdurre nell’università i loro volantini. Durante l’orario di lezione e a corridoi deserti lei e il fratello si affannano a seminare fogli sulle scale, sulle balaustre e sul pavimento dell’ateneo. Un gesto apparentemente semplice ma, il carico di responsabilità che riveste e la pericolosità delle conseguenze nell’eventualità di essere scoperti, ne fanno un atto eroico e coraggioso.
E’ una delle scene più belle del film, in cui la macchina da presa segue i due ragazzi e il ritmo si fa incalzante, quasi da thriller, mentre lo spettatore viene trascinato lì, con loro, il pericolo sul collo, la paura che ferma il fiato e i pochi secondi che li separano dal suono della campanella e dall’uscita degli studenti. E’ una vera e propria “azione”, sebbene incruenta, ma destinata a segnare la sorte dei due fratelli.
Da quel momento in poi tutto il film si snoda nelle celle e negli angusti uffici della Gestapo, in un faccia a faccia di potente verità tra Sophie e l’ufficiale che la interroga. Un campo-controcampo di efficace realismo dove il viso della ragazza si trasforma, man mano, da maschera di innocenza a volto della fierezza, lo sguardo si fa sicuro, pronto a trapassare gli occhi – e forse la coscienza – di quell’ufficiale stordito dall’ottusa dottrina del regime. Sophie parla e ci parla, affronta i suoi accusatori con la veemenza della sua gioventù e l’assoluta convinzione nella giustizia, pronta ad abbracciarne la sua difesa, fino a morirne. Non è un’eroina tragica quella che Rothemund ci presenta ma una donna fiera del suo desiderio di pace, fatta di carne e di sangue che della martire non ha la vocazione ma solo il crudele destino.
Asciutto nella narrazione, magnificamente recitato, questo film sgomenta, commuove, fa riflettere senza ricorrere ad alcun meccanismo cinematografico ma entra dentro e ci resta con la forza più naturale e quindi più assoluta: quella della verità.
Titolo originale: Sophie Scholl - The Sceneggiatura: Fred Breinersdorfer. Costumi: Natascha Curtius-Noss. Scenografia: Jana Karen. Montaggio: Hans Funck. Musiche: Johnny Klimek, Reinhold Heil. Fotografia: Martin Langer. Interpreti: Julia Jentsch, Alexander Held, Fabian Hinrichs, Johanna Gasdford, André Hennicke, Florian Stetter, Petra Kelling. Produttori: Marc Rothemund, Christoph Muller. Distribuzione: Istituto Luce. Origine: Germania, 2005.