Una rock star della restaurazione (quella britannica della seconda metà del ‘600, quando alla morte di Cromwell, che aveva detronizzato e fatto giustiziare Carlo I Stuart, Carlo II riportò la monarchia in Inghilterra e Scozia). Un Mick Jagger del XVII secolo. Così John Malkovich, produttore oltre che interprete di The Libertine, nei panni di Carlo II, vede il protagonista del film: John Wilmot, secondo duca di Rochester, libero pensatore, poeta, provocatore, esteta, alcolizzato e, appunto, libertino. Nato nel 1647, colto (aveva studiato a Oxford), eroico (si era distinto nella guerra navale contro gli olandesi), Wilmot, che era nelle grazie di un re intelligente, tollerante e amante delle arti, divenne celebre in tutta Europa per il suo anticonformismo e per i suoi eccessi, poetici, alcolici e sessuali. In versi, si faceva beffe della corte; finì in carcere per il rapimento di una giovane ereditiera, Elizabeth Malet, che poi lo sposò; fu affascinato da un’attrice, Elizabeth Barry, che aiutò a diventare una stella della scena londinese; non nascondeva le sue avventure, esibiva i suoi vizi. Cadde in disgrazia e finì male, divorato dalla sifilide a 33anni. Solo più tardi, alla fine del ‘700 e soprattutto con l’ottocentesca ascesa del dandysmo, con gli inquieti empiti romantici, la sua poesia, giocata su temi esplicitamente erotici e lavorata con il fioretto dell’ironia, venne seriamente riconsiderata e rivalutata. Malkovich, che ha interpretato Wilmot a teatro, nella commedia di Stephen Jeffreys, ha chiesto al drammaturgo di adattarla per lo schermo e a Johnny Depp di essere protagonista del film. Come aveva rifatto Keith Richards nella Maledizione della prima luna, così poteva adattare gli eccessi e gli umori di Jagger al temperamento autodistruttivo, sovreccitato e insieme malinconico, di Wilmot. Per la regia, è stato scelto Laurence Dunmore, esordiente sul grande schermo, una star della video musica e della pubblicità inglese, che si è tolto la soddisfazione di girare buona parte del film tenendo personalmente la macchina a spalla, stanco di carrelli e zoom superdigitalizzati. Per le parti delle due donne più importanti della vita di Wilmot, Samantha Morton (Elizabeth l’attrice) e Rosamund Pike (Elizabeth la moglie), che a sua volta aveva interpretato l’altro ruolo, quello della Barry, nello spettacolo teatrale con Malkovich. Ne esce il ritratto di una Londra sontuosa, fumosa e licenziosa, percorsa dal vitalismo provocatorio di un eccentrico di inarrivabile fascino, camicia aperta sul petto, capelli sulle spalle, linguaggio esplicito («Non vi piacerò» sono le sue prime parole, sguardo fisso in macchina, seguite da un dovizioso resoconto delle sue attività), un guizzo in fondo allo sguardo che anticipa la caduta.
Sceneggiatura: Stephen Jeffreys. Fotografia: Alexander Melman. Musiche: Michael Nyman. Montaggio: Jill Bilcock. Costumi: Dien Van Straalen. Scenografia: Ben Van Os. Interpreti: Johnny Depp, John Malkovich, Samantha Morton, Rosamund Pike, Tom Hollander. Produttore: John Malkovich. Distribuzione: Mediafilm. Origine: UK,2004.