Londinese, classe 1970, Christopher Nolan si è
imposto all'attenzione generale con la sua opera
seconda, "Memento" (2000), che gli è valsa una
nomination all'Oscar per la sceneggiatura ed una
ampia risonanza internazionale. Lavoro più abile che
ispirato ("una sorta di patchwork d'immagini non privo di
suggestione), "Memento" dimostrava
tuttavia una indiscussa abilità, da parte del giovane cineasta, nel lavorare sui
meccanismi del noir decongestionandone i procedimenti più abusati e scegliendo
strade poco battute, pur se in odore d'intellettualismo. Guadagnatasi la possibilità
di girare negli Usa, con star del calibro di Al Pacino e Robin Williams, Nolan
aggiusta il tiro e firma con Insomnia uno dei più suggestivi thriller degli
ultimi anni. Remake dell'omonima pellicola svedo-norvegese diretta nel 1997 da
Erik Skjoldbierg, esso narra della perigliosa indagine svolta dai detective Dormer
ed Hap, in trasferta da Los Angeles ad una piccola cittadina dell'Alaska, sul feroce
assassinio di una diciassettenne del luogo. Tormentati dalla luce del giorno
(ininterrotta in quelle zone per diversi mesi l'anno), gli investigatori si mettono sulle
tracce di un sospetto: ma, durante un inseguimento nella nebbia, Hap viene
ucciso da un colpo di pistola. Afflitto dalla mancanza di sonno e squassato dai
sensi di colpa per la morte del collega, Dormer individua nello scrittore Walter
Finch la persona che cercava: ma l'uomo, pur ammettendo col Nostro la propria
colpevolezza, lo coinvolge in uno scosceso ed inquietante gioco di ricatti
incrociati...
Non vi diremo di più, per evitare di svelar troppo su un
plot complesso e ben congegnato: anche se quel che
più conta, nell'occasione, non è il gusto della sorpresa,
bensì l'approfondimento psicologico delle motivazioni
dei gambler. Nel rapporto che si instaura fra il
cacciatore e la preda, infatti, alligna una ambiguità ed
un malessere profondi: siamo dalle parti di "Delitto
e castigo", ma qui manca un Raskolnikov mosso da antiquati ideali e lo
sbirro appartiene piuttosto alla razza del wellesiano Quinlan, del quale ha
inoltre una certa grandezza shakespeariana.
Ribadendo, come in molti recenti film del genere, una
sostanziale equipollenza morale tra poliziotto e
criminale, "Insomnia" trova nell'ambientazione artica un
teatro ideale per inscenarla: tra la luce innaturale delle
notti ed il buio forzoso degli interni, nel contesto d'una
natura anch'essa come putrida e maleolente, il gioco
dell'oca fra ordine e disordine vede sfumare le proprie
coordinate in una indistinzione cinerea e catatonica. Nella bisogna, Pacino è
mirabile nell'incarnare le furie e le reticenze d'un personaggio di difficile
definizione, e Williams gli dà la replica da par suo, fotografando la banalità del
male con impressionante precisione. Il demiurgico Nolan si muove
autorevolmente, orchestrando con bravura le sequenze più movimentate - un
inseguimento su tronchi galleggianti da antologia - ed illuminando a meraviglia i
tortuosi sentieri mentali dei duellanti, con lo specolo d'un talento acuminato.
Sceneggiatura: Hilary Seitz. Fotografia: Wally Pfister. Scenografia: Nathan Crowley. Costumi: Tish Monaghan. Musiche: Dody Dorn. Personaggi e Interpreti: Will Dorner - Al Pacino, Walter Finch - Robin Williams, Ellie Burr - Hilary Swank, Rachel Clement - Maura Tierney, Hap Eckhart - Martin Donovan, Fred Duggar - Micky Katt. Produttore: Witt/Thomas Section Eight. Distribuzione: Medusa. Origine: U.S.A., 2002.