Cristo viene ancora venduto; non più ai capi del sinedrio per trenta denari ma a editori e librai per miliardi di denari. Nessuno fermerà questa ondata speculativa, che anzi registrerà un’imperniata con l’uscita imminente di un certo film». A parlare è Padre Raniero Cantalamessa, Predicatore Apostolico. Il “certo film” è Il codice Da Vinci di Ron Howard, con Tom Hanks, Audrey Tautou, Paul Bettany e Jean Reno, grande apertura del Festival di Cannes il 17 maggio e due giorni dopo nelle sale di tutto il mondo. Tratto da un romanzo di Dan Brown, scaltro ex professore di inglese, che dopo una poco folgorante camera di pianista in California si è reinventato scrittore sfruttando una formula semplice quanto efficace. Quella del thriller dalla struttura interattiva elementare riempita di elementi storici, artistici e scientifici eterogenei e semplificati, per essere alla portata di tutti. Aiutato in questo dalla moglie Blythe, appassionata studiosa di storia dell’arte, Brown ha portato la sua formula alle estreme conseguenze con Il codice Da Vinci che per tutto il 2004 è stato il libro più venduto dei mondo. Anzi, mentre scriviamo è in corso la Fiera Internazionale del Libro di Torino, dove è stata presentata una ricerca statistica secondo la quale gli italiani, come noto pessimi lettori, avrebbero aumentato nell’ultimo anno il consumo di letteratura. Detto in soldoni: le persone che fino al 2004 non compravano neanche un libro all’anno nel 2005 ne hanno acquistato almeno uno. Indovinate quale? Dell’incredibile successo dei Codice browniano beneficia il film. Prodotto e distribuito dalla Sony, che ha investito nella promozione una quantità di milioni (di dollari) impressionante. Quattro solo per l’Italia. Ovvio che si stia rischiando parecchio, nonostante il successo interplanetario sia facilmente prevedibile. Anche la più modesta trasmissione televisiva, se solo accenna al Codice, vede sollevare come d’incanto gli indici di ascolto; figuriamoci se il pubblico mancherà l’appuntamento in sala. II codice Da Vinci è diretto da un bravo regista “medio”, Ron Howard, professional d’altri tempi che assicura qualche sorpresa rispetto al libro e un utilizzo mirato degli effetti speciali digitali. Materializzeranno sullo schermo alcune delle suggestioni legate a Leonardo e alla sua arte, nel romanzo evocate a parole. Questo aspetto di sfida tra un regista che lavora con materiali visivi diversi (la pellicola, il digitale) e la “riproducibilità delle opere d’arte ci pare a priori la cosa interessante dell’operazione. Molto più delle arcinote “teorie” browniane che stanno alla base dell’intrigo, così riassumibili in due parole. Il personaggio raffigurato nell’Ultima Cena da Leonardo non sarebbe Giovanni ma la Maddalena, consorte del Cristo dal quale ebbe una figlia. Per tenere nascosto il segreto l’Opus Dei, sorta di Spectre del Vaticano, manda il suo killer di fiducia Silas (Paul Bettany) a uccidere il direttore del Louvre Saunière. Il quale, in punto di morte, trova il modo di coinvolgere il professore americano Robert Langdon (Tom Hanks), che avrà quindi suo malgrado il compito di sciogliere l’enigma, e la nipote Sophie Neveu (Audrey Tautou). Dal 36 Quai des Orfevres arriva il sospettoso commissario Bézu Fache (Jean Reno), mentre un altro accademico, sir Teabing (Ian McKellen) lavora nell’ombra..
Tratto dal libro di Dan Brown. Titolo originale: The Da Vinci Code. Sceneggiatura: Akiva Goldsman. Scenografie: Allan Cameron. Fotografia: Salvatore Totino. Costumi: Daniel Orlandi. Montaggio: Dan Hanley, Mike Hill. Musiche: Hans Zimmer. Interpreti: Tom Hanks, Jean Reno, Paul Bettany, Audrey Tautou, Ian McKellen, Alfred Molina, Jürgen Prochnow. Produttori: Brian Grazer e John Calley. Distribuzione: Sony Pictures. Origine: U.S.A., 2006.