Volver significa il ritorno di Almodóvar ai suoi luoghi di origine, nella regione de La Mancha, il ritorno alla commedia, il ritorno all’universo femminile (praticamente tutti i protagonisti sono donne), il ritorno di Carmen Maura in un suo film. C’č molto di personale ed autobiografico, come nel suo precedente La mala educacěon, sebbene se ne discosti molto per carica ideologica e trasgressiva. Qui lo sguardo invece che fermarsi sulla Spagna a cavallo degli anni ’70 e ’80, si posa su una Spagna rurale e superstiziosa, solidale e umana, profondamente legata alle tradizioni e rispettosa dei suoi morti e parenti. Dopo aver lasciato il suo paese per Madrid in cerca di libertŕ e possibilitŕ altrimenti negate in questo contesto, Almodóvar ci ritorna simbolicamente diversi anni dopo per descrivercene difetti ma soprattutto pregi, e lo fa in maniera assolutamente originale, come suo solito: mischiando la commedia al realismo, il melodramma all’intrigo, inserendo momenti surreali ad altri da humor negro, disorientando lo spettatore e facendolo passare in un momento dal riso al pianto, metafora della vita.
Almodóvar riesce a costruire una commedia drammatica (come l’ha definita lui stesso) equilibrata e ben “confezionata”, con una musica ed una fotografia sempre al passo con le tonalitŕ del film, e lontana da uno schema troppo articolato o complesso, come accaduto nel passato. L’ultima annotazione va fatta circa l’abilitŕ di Almodóvar nel dirigere un cast di sole figure femminili, tutte bravissime.
(Riccardo Rizzo)
Sceneggiatura: Pedro Almodóvar. Fotografia: José Luis Alcaine. Montaggio: José Salcedo. Musiche: Alberto Iglesias. Interpreti: Penélope Cruz, Carmen Maura, Lola Dueńas, Blanca Portillo, Yohana Coro, Chus Lampreave. Produttore: Esther Garcia. Distribuzione: Warner Bros. Origine: Spagna, 2006.