Cèdric Klapish ama gli ambienti delimitati, circoscritti. In Aria di famiglia il microcosmo era un bar, in Ciascuno cerca il suo gatto la vicenda si delineava nel 11° arrondissment parigino.
L'unità di luogo viene rispettata anche ne L'appartamento spagnolo. Più che un appartamento, una comune, dove si incontrano/scontrano ragazzi di nazionalità diversa, catapultati a Barcellona dal programma universitario Erasmus. La solita insulsa commediola giovanilistica, verrebbe quindi da pensare. Sbagliando.
Perché il film di Klapish sotto la patina ridanciana fa spesso soffiare il vento della malinconia. Questi ragazzi, fortunatamente lontani dallo stereotipo sex, drugs & rock'n roll, sono complessi e umani come di rado capita di vedere al cinema. Riescono ad interagire malgrado la babele linguistica e trasmettono dubbi, dilemmi amorosi, vertigini dell'anima con sincera partecipazione. Chi timido e sofferto, chi sentimentale e sfasato, chi freddo ma dal cuore d'oro incarnano una variopinta tipologia in cui lo spettatore non potrà non identificarsi.
Lontani dalla terra natia, inglobati in una città che profuma delle onde del mare e risplende di mille colori, intraprenderanno un viaggio della mente e del cuore. E chi partirà piangendo per Barcellona, avendo lasciato ragazza e famiglia, tornerà piangendo dalla città catalana, poiché, in quell'appartamento, lascerà la parola amicizia.
Girato con mano disinvolta, accarezzato da una fotografia che riesce a valorizzare squarci di una Barcellona bella come mai, accompagnato da una sceneggiatura che coglie alla perfezione il mondo interiore, sincopato e caotico, fragile e vulnerabile, di adolescenti che stanno per entrare in quella selva oscura chiamata maturità, L'appartamento spagnolo è una di quelle pellicole che molti etichetteranno furba e ruffiana.
Troppo carini questi ragazzi, troppo suggestiva la città, troppo sofisticata la fotografia, troppo abusato l'uso dello split screen e delle sequenze accelerate, troppo invasiva la musica.
Forse è vero. Ma perché sparare a zero su un film che rende spensierati per due ore, che si avvale di un gruppo di protagonisti perfettamente in parte, che fa ridere e pensare, che guarda con nostalgia e rimpianto agli anni più belli della vita, che invita ad essere sempre se stessi e a non abbandonare i sogni che si facevano da piccoli, che esalta il valore dell'amicizia?
Tra le molte frecce che colgono il bersaglio, si deve approvare la scelta di un doppiaggio che esalta le infinite sfumature di idiomi differenti, i bellissimi titoli di testa, la dolce amara parte conclusiva, perfetta nell'amalgamare voglia di libertà e scherzi del cuore, le musiche sinuose dei Radiohead, l'iter burocratico che accompagna la compilazione dei moduli per l'Erasmus, l'esilarante quiz per poter essere ammessi nell'appartamento.
(Cesare Paris)
Sceneggiatura: Cèdric Klapisch.
Fotografia: Dominique Colin.
Montaggio: Francine Sandberg.
Interpreti:
Romain Duris.
Judith Godrèche.
Cècile De France.
Audry Taotou.
Francia-Spagna, 2002.