Vincitore del Premio Solinas nel 1999, rinomato
concorso dedicato alle sceneggiature, "Fortezza
Bastiani" è un film che offre diversi spunti di
discussione e che interessa per la maturità con la
quale vengono affrontate tematiche troppo spesso
abbandonate alla goliardia di un certo cinema
giovanilistico.
I due giovani registi bolognesi, Michele Mellara ed
Alessandro Rossi, ci raccontano la vita di un gruppo di
studenti e non, la cui esistenza ruota attorno
all'Università di Bologna, una sorta di gigantesco
mostro mitologico che a volte nutre i propri figli ed altre
volte li stritola tra le spire di una burocrazia che può
essere inefficienza ma anche colpevole negligenza.
Gli abitanti della casa, denominata Fortezza Bastiani,
un omaggio allo splendido libro di Dino Buzzati "Il
deserto dei tartari", vivono un'esistenza fatta di attesa e
di aspettative verso un futuro i cui lineamenti
difficilmente si riescono a scorgere. Ed allora, la
Fortezza per loro è un rifugio nel quale riversare,
cercando conforto dagli altri appartenenti, le proprie
delusioni e le proprie ansie. Ma la Fortezza è anche un
alibi. Al tepore del suo alveo protettivo si può rischiare
di perdere il senso della realtà e di non essere più in
grado di riconoscere il mondo che ci circonda. Tutto
questo raccontano i due bravi registi, nonché autori. Lo
fanno richiamandosi a soluzioni stilistiche anche molto
distanti tra di loro. Le scene dei dialoghi di gruppo
godono di una camera che si muove morbidamente
scivolando sulle battute degli attori con spostamenti
quasi impercettibili. Le sequenze di collegamento,
invece, sono spesso contraddistinte da una buona
dose di visionarietà febbrile, tipica dello stile da video
clip.
I personaggi, ben orchestrati da un'accurata
sceneggiatura, si muovono ognuno seguendo le proprie
vicende, e scelte, esistenziali, interagendo tra di loro
ed il risultato che si coglie è quello di una buona
coerenza di fondo. Gli attori, quasi tutti alla loro prima
esperienza, forniscono una buona prova, bene
appropriati nei propri ruoli. Fra di loro ricordiamo Duccio
Giordano (l'unico attore non bolognese), Giuseppe
Gandini (di Ferrara) ed un misurato Felice Andreasi nel
ruolo di un vecchio professore.
Il film vuole anche essere una denuncia dell'attuale
situazione del mondo accademico italiano di cui
l'università di Bologna è un significativo esempio.
"Andarsene presto per tornarvi spesso": è questa una
massima che il vecchio professore, interpretato da
Andreasi, vorrebbe applicata dai suoi studenti nei
confronti dell'università.
Per tutti: matricole, studenti in corso e fuori corso.
Teresa Lavanga
Sceneggiatura: Michele Mellara, Alessandro Rossi e Roberto Ivan Orano. Fotografia: Federico Schlatter. Musiche: Gabriele Ceci. Scenografia: Orazio Metello Orsini. Costumi: Sabrina Beretta. Personaggi e Interpreti: Francesca Magrefi: Queen Mary, Giuseppe Gandini: Benna, Duccio Giordano: Rubin, Fabian Ribezzo: Pedro, Margherita Rami: Milla, Denis Fasolo: Napoleon, Cinzia Veronesi: Malinda, Moreno Marri: Guthrie, Michele De Virgilio: Ugo, Felice Andreasi: Professore, Claudio Morganti: Il Predicatore, Cosimo Cinieri: Il Rettore, Anna Maria Gherardi: Professoressa Cantaluppi. Produttore: Tommaso Dazzi. Distribuzione: Lantia. Origine: Italia, 2001.