New York, bellissima e patinata come quasi sempre. Rowena Price (Halle Berry) è una giornalista rampante a caccia di scoop che, nascondendosi dietro la firma di un alter ego maschile, svela i segreti di personaggi di spicco. Finché gli stessi potenti non ne zittiscono le pagine. Licenziatasi per lo sdegno, incontra per caso l’amica di infanzia Grace Clayton (Cynthis Loebe) che le suggerisce di fare una piccola indagine su Harrison Hill (Bruce Willis): magnate della pubblicità, con il vizio delle belle donne, conosciuto in chat. Un paio di giorni dopo Rowena riceve una telefonata: la madre di Grace teme la figlia sia stata assassinata. Recatasi all’obitorio, Rowena ne riconosce il cadavere e decide di scoprire quale legame ci sia tra l’amica e l’importante personaggio pubblico, supportata in ciò dall’amico Miles Haley (Giovanni Ribisi), genio del computer che la introduce al mondo delle chat, ultima traccia lasciata da Grace. Nonostante non ami assolutamente le atmosfere extra glamour e iper laccate del cinema americano, Perfect Stranger è un ottimo thriller. Glissando sull’iniziale moraletta anticensura, in cui vengono citati a sproposito gli occultamenti dei cadaveri iracheni, e lasciando perdere le acconciature e l’estetista della protagonista che, da splendida donna di colore, è stata trasformata semplicemente in una che ha esagerato con il fondotinta, il ritmo e le prove di recitazione sono assolutamente eccellenti. Il regista James Foley (già notato per le atmosfere oscure ed ambigue di A distanza ravvicinata e quelle estremamente sgallettate di Who’s that Girl?) sostiene per tutto il film un perfetto ritmo, continuando a seminare indizi che suggeriscono, svelano e puntualmente smentiscono, in un’opera che mostra come non esiste il delitto perfetto perché nessun individuo lo è. Più che un’analisi del mondo virtuale, in cui nessuno è ciò che sembra, Perfect Stranger è uno sguardo cinico e tagliente sulla vita reale che, presentata in maniera confezionata e over prodotta, rimanda sempre e comunque ad altro: non a caso Harrison Hill dirige una agenzia pubblicitaria, ed è dunque uno specialista dell’apparenza. Halle Berry, grazie ad una recitazione potente ed eclettica, nonostante i numerosi clichè che il genere le impone (la visita all’anziana madre relegata in un ospizio, i flashback dal passato che le disturbano il sonno e fanno presagire sia stata vittima di un abuso infantile) regala una delle sue prove migliori. Discreto anche Bruce Willis, seducente e sornione come da ruolo. Un film che non dice mai la verità e che, proprio per questo, avrebbe dovuto terminare un'inquadratura prima: per essere perfetto, come la menzogna.
Soggetto: Jon Bokenkamp. Sceneggiatura: Todd Komarnicki. Scenografie: Bill Groom. Musiche: Antonio Pinto. Costumi: Renée Ehrlich Kalfus. Montaggio: Christopher Tellefsen. Fotografia: Anastas Michos. Interpreti: Bruce Willis, Halle Berry, Giovanni Ribisi, Gary Dourdan, Cynthis Loebe. Produttore: Elaine Goldsmith-Thomas. Distribuzione: Sony Pictures. Origine: U.S.A., 2007.