Certe volte si sente la mancanza, persi tra film impegnati e riflessioni d'autore, di un film puramente rilassante, per famiglie si direbbe, che prenda tutto lo stress e l'abuso (o lo spreco) d'intelligenza e lo metta da parte in favore di un rasserenante conforto. Certe volte questi film ancora si trovano con piacere.
Come questo "Wild Hogs", diretto da Walt Becker e di cui è preferibile dimenticare l'orrido titolo italiano, prodotto da Walt Disney (una garanzia, in questo senso) e capace di far dimenticare ogni preconcetto con la semplice forza del suo placido umorismo, capace di divertire i bambini e mettere i grandi a proprio agio.
Il racconto è quello di quattro signori avanti con gli anni, che l'età, il lavoro e la famiglia hanno ormai disattivato. Stufi di subire passivamente, decidono di prendere le loro moto, le loro tute aggressive e di fare un viaggio da costa a costa: con le conseguenze previste.
Scritta da Brad Copeland, Mike Tollin e Brian Robbins apposta per un cast di volti noti da Tv pomeridiana (escluso Travolta), una commedia fresca e simpatica che parla di moto e ideali antichi - ma evidentemente ancora di moda - e che si diverte a confrontarli con le condizioni della vita attuale, dove la globalizzazione e l'omologazione ha dato tanto quanto ha tolto.
Strutturato come un anti-on the road, dove ad ogni tentativo di tappa si sono almeno due intoppi, il film è un perfetto esempio di medio professionismo hollywoodiano, di quelli che lasciano scontento il critico all'estenuante ricerca dell'emozione forte ma raccolgono un folto pubblico (in questo caso, secondo incasso dietro "Ghost Rider", anch'esso sulle moto): ma che a ben guardare rappresentano una delle funzioni principali e primigenie del cinema, in pratica l'intrattenimento popolare, per tutti, al fine di riempire le sale di svariati pubblici. E se c'è riuscito, i motivi ci sono sembrati evidenti: innanzitutto perché la storia di questi scalcinati alla ricerca della libertà si guarda con piacere, senza noia, e col sorriso a fior di labbra; perché l'amalgama degli attori è molto riuscito, se si pensa al feeling e non al talento (Tim Allen e soprattutto Martin Lawrence); perché l'epopea delle Harley Davidson e del sogno culturale di un'America profondamente libera e umana è ancora nel cuore di molti, ed il film, pur edulcorato e semplificato lo ricorda a pieno.
E così, in un'America nell'occhio del ciclone, capace di mostrare troppo spesso più i muscoli che il cervello, la repressione anziché la condivisione e la libertà, dove a Woodstock si è sostituita Guantamano, il film, con la sua filosofia casalinga e sincera, di ribellione responsabile, ma anche di consapevole voglia di un nuovo giovanile spirito vitale, ci riconcilia con quell'America che tutti abbiamo amato e che, messa di fronte al tempo che passa, ci fa ancora più tenerezza. E' ovvio che la regia è al limite della decenza e la sceneggiatura va col pilota automatico, ma qualche buona gag non manca e l'atmosfera è quella di serenità diffusa che fa star bene; e poi come già detto gli attori fanno il loro mestiere, in particolar modo un perfetto John Travolta, un irresistibile William H. Macy ed una Marisa Tomei che è davvero una di quelle donne con cui passare il resto della propria vita. E che la strada sia (ancora) con noi.
Titolo originale: Wild Hogs. Soggetto e sceneggiatura: Brad Copeland. Fotografia: Robbie Greenberg. Montaggio: Christopher Greenbury, Stuart H. Pappè, Ryan Folsey. Musiche: Teddy Castellucci. Costumi: Lisa Jensen, Penny Rose. Scenografie: Michael Corenblith. Interpreti: John Travolta, Martin Lawrence, William H. Macy, Tim Allen, Marisa Tomei, Ray Lotta, Jill Hennessy, Kevin Durand. Produttori: Michael Tollin, Brian Robbins, Todd Lieberman. Distribuzione: Buena Vista. Origine: U.S.A, 2007.