Il film parla dell'amicizia tra due bambini appartenenti a etnie e classi sociali differenti: Amir, figlio di uno degli uomini pashtun più influenti di Kabul, e Hassan, il suo piccolo servitore hazara. Sullo sfondo le vicende storiche che, in trent’anni, hanno portato alla progressiva distruzione e devastazione della cultura nel paese afgano. Amir e Hassan sono inseparabili, accomunati anche dalla passione per le gare di aquiloni, ma un tragico evento irrompe e sconvolge le loro vite: Amir assiste, di nascosto, allo stupro del suo giovane compagno di giochi da parte di un gruppo di teppisti. Quando le truppe sovietiche invadono il suo Paese, il bambino è costretto a fuggire negli Stati Uniti con il padre Baba, ma il senso di colpa per non aver aiutato il suo piccolo amico non lo abbandonerà più. Negli Stati Uniti cresce, si diploma e conosce Soraya, la donna che diventerà sua moglie. Pubblica il suo primo libro, coronando il sogno di diventare uno scrittore, ma, quando un giorno riceve nella sua casa di San Francisco una telefonata inattesa, Amir capisce che è giunto il momento di rimediare ai propri errori. Rahim Khan, un vecchio amico di Baba, lo prega di fare rientro nel suo paese: Sohrab, il figlio di Hassan ha bisogno del suo aiuto.
Il film è tratto dall’omonimo romanzo, diventato ovunque un best seller e questo pone grosse difficoltà di confronto fra l’opera scritta e quella cinematografica. Se, però, proviamo ad allontanarci dalla vicenda narrata da Khaled Hosseini e si pensa al film in sé, allora si apprezzano senz'altro l'intensità di un attore come Homayoun Ershadi nel complesso ruolo del padre di Amir oppure la scena della gara degli aquiloni in cui, vedendo tutta la città partecipe del gioco dei ragazzi, non si può non pensare che anche questa pratica venne successivamente proibita dai Talebani, una volta giunti al potere. È inevitabile rimanere colpiti dalla convinta bravura dei due giovani interpreti, i quali hanno rischiato gravi sanzioni (sono entrambi afgani) per aver partecipato alla scena della sodomizzazione, peraltro trattata con grande delicatezza visiva nel film.
Si resta, poi, piacevolmente affascinati dalla ricostruzione della Kabul anni Settanta, realizzata girando in Cina, nei territori di confine con l’Afganistan (sembra difficile crederci vedendo il film, ma, nello scorrere i titoli di coda, sarà possibile verificarlo direttamente).
Tratto dal libro di Khaled Hosseini. Sceneggiatura: David Benioff. Scenografia: Carlos Conti. Costumi: Frank Fleming. Musica: Alberto Iglesias. Fotografia: Roberto Shaffer. Montaggio: Matt Chessè. Interpreti: Khalid Abdalla, Homayoun Ershadi, Shaun Taub, Atossa Leoni, Saïd Taghmaoui. Produttore: William Horberg, Walter Parkes, Rebecca Yeldham e Bennet Walsh. Distribuzione: Filmauro. Origine: U.S.A., 2007