Tratto dall'omonimo best-seller di Roberto Saviano, il film è un ritratto della camorra e della criminalità contemporanea nella città di Napoli. Un viaggio nel mondo affaristico e criminale della camorra che si apre e si chiude nel segno delle merci, del loro ciclo di vita. Le merci "fresche", appena nate, che sotto le forme più svariate, pezzi di plastica, abiti griffati, videogiochi e orologi, arrivano al porto di Napoli per essere stoccate e occultate. E le merci ormai morte che, da tutta Italia e da mezza Europa, sottoforma di scorie chimiche, morchie tossiche, fanghi o, addirittura, scheletri umani, vengono abusivamente riversate nelle campagne campane, dove avvelenano, tra gli altri, gli stessi boss che su quei terreni edificano le loro dimore fastose e assurde, dacie russe, ville hollywoodiane, cattedrali di cemento e marmi preziosi, che non servono soltanto a certificare un raggiunto potere, ma testimoniano utopie farneticanti.
Il film è denso di scene potenti come quella della statua di padre Pio che cala dai piani alti delle Vele di Secondigliano, il mostro urbanistico diventato teatro della faida di camorra più sanguinosa. Un santo che viene fatto traslocare, cacciato via perché è venuta l'ora dei killer e bisogna decidere tra amici e nemici: anche padre No è finito con gli scissionisti e segue in guerra i suoi devoti. Un'immagine surreale, quasi onirica che, invece, appartiene alla più profonda realtà. Questa è la forza del film che Matteo Garrone ha tratto da "Gomorra", il romanzo-inchiesta di Roberto Saviano: un racconto visivo che esce dal libro e sì immerge nell'apocalisse quotidiana della criminalità campana. Cinque storie parallele si intrecciano per inabissarsi in una terra dove non c'è più civiltà: tutto ha un prezzo, tutto si brucia, tutto è morte. Pochi attori veri, con Toni Servillo nella parte del manager di rifiuti tossici. II resto è la vita che entra nel film: gli abitanti delle Vele, fortezza impenetrabile alle forze dell’ordine, che interpretano se stessi.
Nella produzione Fandango, in gara al Festival di Cannes, non c'è l'italiano: solo dialetto con sottotitoli. Le canzoni dolciastre dei neomelodici si alternano agli spari dei sicari, che ammazzano sempre a tradimento. Niente sole, né futuro: il mare non bagna Gomorra.
Nel corridoio passerella del piano alto vendono droga, mentre in quello inferiore celebrano un matrimonio, il tutto sotto il controllo delle vedette dei clan: una scena potente, che sintetizza la microsocietà organizzata intorno allo spaccio, un mondo chiuso che non ha mai un contatto con l’esterno, insomma, un vero e proprio anti-Stato.
Tratto dal romanzo Gomorra di Roberto Saviano. Soggetto: Roberto Saviano. Sceneggiatura: Maurizio Bracci, Ugo Chiti, Gianni di Gregorio, Massimo Gaudioso, Matteo Garrone e Roberto Saviano. Scenografia: Paolo Bonfini. Costumi: Alessandra Cardini. Montaggio: Marco Spoletini. Fotografia: Marco Onorato. Interpreti: Toni Servillo, Gianfelice Imparato, Maria Nazionale, Salvatore Cantalupo, Giglio Morra, Salvatore Abruzzese. Produttore: Domenico Procacci. Distribuzione: O1 Distribution. Origine: Italia, 2008