Nel 1942 il maggiore tedesco Berhard Kruger istituì nel campo di concentramento di Sachsausen una squadra speciale composta da disegnatori, incisori e falsari specializzata nella creazione di documenti e valuta tutti assolutamente falsi. Tale operazione, denominata Bernhard, dal nome dell'ideatore, aveva un duplice scopo: da una parte, finanziare l'economia del Terzo Reich ormai prossima al tracollo e, d'altra, destabilizzare le economie inglesi e statunitensi tramite la massiccia immissione di dollari e sterline sul mercato internazionale.
Questa vicenda era stata già oggetto nel 2004 di un film per la tv e, adesso, viene riproposta al grande pubblico in una produzione tedesca. Il Falsario narra questa vicenda storica dal punto di vista di Salomon, detto "Sally", uno dei più capaci falsari.
La sua vita viene risparmiata, anche se ebreo, sia in virtù delle sue doti artistiche e, più prosaicamente, grazie alla sua capacità di falsario. Anche se la minaccia della morte sembra temporaneamente allontanata, Salomon è però attanagliato da una serie di complessi di colpa, soprattutto nei confronti di coloro che non hanno i suoi privilegi e sono quindi condannati a morte, poi, verso i membri della sua stessa squadra, che non riesce a salvare. Salomon è inoltre vittima di quel paradosso che tanto spesso ha colpito le vittime dei campi di concentramento e che è stato efficacemente descritto da Solzhenicyn nella Giornata di Ivan Denisovich. Quando un uomo non ha più nulla, nemmeno la speranza per il futuro, tende a trovare i piccoli piaceri in un particolare lavoro, come se fosse un labile legame con il "mondo di prima", quello in cui ancora si era considerati uomini. In questo modo, però, si diventa tasselli indispensabili per il funzionamento di un macchinario assassino, destinato a divorare anche chi lo serve. Il film racconta con efficacia tali questioni a sfondo morale virtualmente irrisolvibili senza mai scadere nella crudeltà gratuita o nel patetismo e mostrando le vittime sempre con grande dignità. I carnefici, del resto, sono descritti nei loro contrasti stridenti e, talora, osceni, visto che chi può decidere della vita e della morte nel campo di concentramento, quasi come fosse una divinità pagana è, del resto, un padre amorevole in grado di commuoversi ascoltando Puccini.
Di film sui campi di concentramento ne sono stati fatti tanti, ma in pochi spiccano per doti particolari oppure non scadono nel cattivo gusto, nella banalizzazione o nel grottesco. Il falsario, pur parlando di un gruppo di prigionieri privilegiati, non rientra in queste detestabili categorie, spiccando, anzi, come un film esemplare da molti punti di vista.
Titolo Originale: Die Fälscher. Soggetto: dal libro Deus Teufels Werkstatt di Adolf Burger. Sceneggiatura: Stefan Ruziwitsky, Adolf Burger. Fotografia: Bendict Neuenfels. Montaggio: Britta Nahler. Musica: Marius Ruhland. Scenografia: Isidor Wiemmer. Costumi: Nicole Fischnaller. Interpreti: Karl Markovics, August Diehl, Devid Striesow, Martin Brambach, August Zirner. Produttori: Josef Aichholzer, Nina Bohlamann. Distribuzione: Ladyfilm. Origine: Austria, 2007.