In un giorno di nebbia del 1860, Fjodor Mikhajlovic Dostojevskij varca la soglia dell'ospedale psichiatrico di San Pietroburgo per incontrare un presunto folle, Gusiev, che lo ha contattato per lettera. Al suo amato scrittore, il giovane confessa, pentito, di aver fatto parte del gruppo terroristico che ha da poco assassinato il principe e che sta preparando l'omicidio del granduca. Il progetto prevede l'annientamento dell'intera famiglia imperiale e il solo modo per sventarlo è fermare il capo dei rivoltosi, una donna di nome Aleksandra. Sconvolto da questa notizia, pressato dall'aguzzino a cui deve consegnare un romanzo entro cinque giorni, Dostojevskij ingaggia una lotta con i suoi demoni: la colpa, il dubbio, il passato e la malattia.
Giuliano Montaldo torna al cinema, perseguitato a sua volta dal demone di un progetto che, presente da lungo tempo nella sua mente, scalpitava per venire alla luce. Ideato da Andrei Konchalovsky, I demoni di San Pietroburgo è insieme la storia di un uomo, la lettura di un artista e l'affresco di una storia, che non smette di ripetersi.
Mescolando biografia e bibliografia, Montaldo si serve della più grande voce della letteratura russa per affrontare un discorso politico che, in ultima istanza, raccomanda di cercare l'uomo e di fuggire dall'adesione cieca degli ideali astratti, scorciatoia fatale verso il delirio d'onnipotenza. Come Dostojevskij, anche Montaldo non si è mai sottratto all'impegno sociale e ha fatto della propria arte un veicolo di passione e di riflessione scoperta, e ora può permettersi, dall'alto dell'età e dell'esperienza, di interrogarci tutti con un'opera dai toni classicheggianti. In linea con le scelte letterarie ed eleganti della Jean Vigo Italia, ma anche con una forte tendenza all'illustrazione, il film afferma, nel dialogo e nel senso, che la vita è infinitamente più ricca di un romanzo, ma l'arte del racconto serve proprio a rendere più verosimili i fatti della vita ed è impossibile, in tal senso, non leggere in queste righe un'intenzione d'autore.
L'impianto del film è marcatamente teatrale, suggestivo nella fotografia e nell'ambientazione, abbondante nella metafora (l'aquila della libertà) e, a tratti, appassionante e appassionato. Il film di Giuliano Montaldo è un percorso leggermente faticoso, come quello delle tante scale che mette in scena, ma la salita vale la pena, perché in cima ci sono Miki Manojlovic (Dostojevskij) e Roberto Herlitzka (Pavlovic), che danno, col solo volto, tutte le sfumature che il testo prevede.
Da una idea originale di Andrei Konchalovski. Sceneggiatura: Paolo Serbandini, Monica Capelli, Giuliano Montaldo. Scenografia: Francesco Frigeri. Costumi: Elisabetta Montaldo. Montaggio: Consuelo Cantucci. Fotografia: Arnaldo Catinari. Musica: Ennio Morricone. Interpreti: Miki Manojlovic, Anita Caprioli, Sandra Ceccarelli, Carolina Crescentini, Patrizia Sacchi, Giovanni Martorana, Emilio De Marchi. Produttore: Elda Ferri. Distribuzione: O1 Distribution. Origine: Italia, 2007.