Michael Clayton è un ex pubblico ministero che lavora da anni per un importante studio legale. Il suo compito è quello di “aggiustare” la verità coprendo i guai dei clienti più facoltosi. La falsificazione dei fatti è la sua specialità. Pur lavorando per lo studio da quindici anni non ne è diventato socio, ma è legato a filo doppio al suo impiego a causa della sua passione per il gioco d'azzardo e dei debiti che deve saldare per un investimento nel settore della ristorazione fallito non per colpa sua.
Il giorno in cui si trova a dover affrontare il caso di una grossa società che opera nel settore dei prodotti chimici, che è stata chiamata in causa per l'immissione sul mercato di un prodotto altamente cancerogeno, per lui giunge la resa dei conti con se stesso.
Michael Clayton è l'opera prima di Tony Gilroy, uno degli sceneggiatori più in vista di Hollywood (la trilogia di Jason Bourne), garanzia sulla pagina scritta che trasferisce le proprie credenziali dietro la macchina da presa.
Ne nasce un film dall'impianto estremamente classico: l'eroe stufo del lavoro sporco che cerca un'occasione di riscatto e che, forse, la trova. Si tratta senz’altro di un filone già sfruttato, ma il film ha due frecce al suo arco che lo rendono un'opera interessante. Innanzitutto, lo sfruttamento della documentazione raccolta da Gilroy e che gli ha fatto toccare con mano vicende processuali in cui l'occultamento di documenti compromettenti è stato fondamentale per far vincere cause a grandi corporation. Se a questo si aggiunge la presenza di Clooney, il gioco è fatto.
Dopo questo film ci sentiamo di poter affermare che solo un attore come lui può affrontare il ritorno del legal thriller offrendogli una credibilità da altri non raggiungibile.
Godetevi il lungo piano sequenza che accompagna parte dei titoli di coda: è bloccato su un suo primo piano. Nei piccoli mutamenti del suo volto si condensano i pensieri non detti che attraversano la sua mente. Clooney, in quell'epilogo, racchiude tutto il crescendo di umanizzazione che ha offerto al suo personaggio, trasformandolo, step by step, in una persona pervasa da mille sofferenze e dubbi. Sul fronte dei “cattivi” troviamo una Tilda Swinton altrettanto efficace e la cui straordinaria performance le è valso l’Oscar.
Sceneggiatura: Tony Girlroy. Scenografie: Kevin Thompson. Costumi: Sarah Edwards. Musica: James Newton Howard. Fotografia: Robert Elswit. Montaggio: John Gilroy. Interpreti: George Clooney, Tom Wilkinson, Tilda Swinton, Sydney Pollack. Produttore: Sidney Pollack, Jennifer Fox, Steven Samuels e Kerry Orent. Distribuzione: Medusa. Origine: U.S.A., 2006