PREMIO DELLA GIURIA CANNES 2008
A Roma, all'alba, quando tutti dormono, c'è un uomo che non dorme: è Giulio Andreotti. Non dorme perché deve lavorare, scrivere libri, fare vita mondana e, in ultima analisi, pregare. Pacato, sornione, imperscrutabile, Andreotti è il potere in Italia da quattro decenni. Agli inizi degli anni novanta, senza arroganza e senza umiltà, immobile e sussurrante, ambiguo e rassicurante, avanza inarrestabile verso il settimo mandato come Presidente del Consiglio. Alla soglia dei settant'anni, Andreotti è un gerontocrate che, equipaggiato come Dio, non teme nessuno e non sa cosa sia il timore reverenziale.
In una delle scene potenti e crudeli di un film crudele e potente, un Andreotti surreale si confessa all’obbiettivo che corre incontro al suo viso immobile, mentre la sua voce si fa sempre più affannata e stridula: è una specie di manifesto politico sulle malefatte del potere necessarie al bene del paese, un elenco delle vittime eccellenti da lui conosciute che chiama per nome, una confessione religiosa a quel Dio di cui è certo di seguire le volontà. Il film comincia come un pugno in faccia, col ritmo scatenato di un gangster movie, col veloce affastellarsi degli ammazzamenti di mafia, brigate rosse o di chissà chi, Pecorelli e Falcone, Dalla Chiesa e Aldo Moro, Ambrosoli e Calvi, Lima e Sindona, alternati a un Andreotti in preda alle sue emicranie. Il giovane regista Paolo Sorrentino si è scagliato sugli anni in cui è cominciato il declino di Andreotti e della Democrazia Cristiana, dal suo settimo e ultimo governo come primo ministro alla mancata elezione a presidente della repubblica sino alla sua incriminazione per associazione mafiosa (da cui sarà prima assolto, poi condannato, infine ritenuto colpevole per i fatti contestatigli fino al 1980 e quindi prescritti). Il film si snoda con immagini magnifiche, un sonoro che prende alla gola, una velocità incalzante, un´angoscia e una specie di stupore crescente; ci sono attori geniali nei ruoli degli uomini della potente corrente andreottiana (Cirino Pomicino, Evangelisti, Sbardella, Ciarrapico e il Cardinale Angelici) e Sorrentino ha un modo spietato di raccontare le oscurità dell´Italia di quegli anni o dell´Italia di sempre. Giulio Andreotti ha visto Il divo in assoluta anteprima, e deve essere stato molto duro per lui specchiarsi per la prima volta in quel volto gelido sbarrato alle emozioni, in quella maschera astratta che sembra celare misteri inconfessabili, in quegli occhiali spessi che sembrano riflettere pensieri cinici e sprezzanti: in un se stesso come lui non si è mai visto, come lo interpreta Toni Servillo, come lo immagina il regista Sorrentino. Lui che non ha mai reagito agli articoli, ai libri su di lui, alle insinuazioni, alle accuse, alle trappole, agli insulti, dopo due lunghe ore di un film di massima violenza, girato con assoluta maestria e cattiveria, ha perso il suo celebre autocontrollo: “E’ una mascalzonata”, ha detto quel giorno, “E’ una cattiveria, è pieno di bugie”. Si, forse sono bugie, o mezze verità, ma Sorrentino con il suo film ci racconta molto di più: di un tempo ancora indecifrabile, di un potere, quello della Democrazia Cristiana, fatto di clientelismo e connivenze, ormai passato ad altri, di un uomo che, di quel tempo e di quel potere, è stato l´esponente più forte e più ambiguo. Il divo, alla fine, pare già un film storico, che racconta di un modo di fare politica che sembra non più attuale, finito. Oggi non c´è bisogno della somma cultura, della furbizia, dell´abilità, dell´intelligenza e anche delle ombre andreottiane per avere in mano il paese. Le ombre sono altre, più contemporanee, dice Sorrentino: il potere non te lo dà più la politica, ma il controllo di ogni forma di comunicazione.
Sceneggiatura: Paolo Sorrentino. Costumi: Daniela Ciancio. Scenografia: Lino Fiorito. Musica: Teho Teardo. Fotografia: Luca Bigazzi. Montaggio: Cristiano Travaglioli. Interpreti: Toni Servillo, Anna Bonaiuto, Giulio Bosetti, Flavio Bucci, Carlo Buccirosso, Piera Degli Esposti, Gianfelice Imparato. Produttore: Nicola Giuliano, Francesca Cima, Andrea Occhipinti e Maurizio Coppolecchia. Distribuzione: Lucky Red. Origine: Italia, 2008