Regia: Paul Greengrass. Sceneggiatura: Paul Greengrass. Fotografia: Ivan Strasburg. Scenografia: John Paul Kelly. Costumi: Dinah Collin. Musica: Dominic Muldoon. Montaggio: Clare Douglas. Personaggi e Interpreti: Ivan Cooper: James Nesbitt, Maggiore Generale Ford: Tim Pigott-Smith, Brigadiere MacLellan: Nicholas Farrell, Sovrintendente Capo Lagan: Gerard McSorley, Frances: Kathy Kiera Clarke. Prodotto da: Granada Film, Hell's Kitchen. Distribuzione: Mikado. Origine: Irlanda, UK, 2002. Durata: 107'.
Orso d'oro Festival di Berlino 2002.
Il 30 gennaio del 1972, a Derry nell'Irlanda del Nord, l'Associazione per i Diritti Civili indisse una marcia di protesta pacifica contro l'internamento senza processo, attuato sistematicamente dal governo britannico. Quella che doveva essere una domenica come tante altre si trasformò in un massacro, l'esercito britannico sparò sulla folla inerme e disarmata, uccidendo tredici persone e ferendone molte altre.
Da quel giorno ribattezzato "Bloody Sunday", ebbe inizio il processo di militarizzazione del conflitto tra Inghilterra e Irlanda del Nord. La follia omicida dei militari inglesi spinse tra le braccia dell'Ira molti giovani sconvolti e irati per i recenti lutti cittadini.
Il film di Paul Greengrass racconta le 24 ore di questa terribile pagina della storia contemporanea. Seguendo con una macchina a spalla il punto di vista di quattro personaggi: Ivan Cooper, deputato militante dei diritti civili, Gerry Donaghy, giovane cattolico di soli diciassette anni, uno dei parà in disaccordo con le reazioni dei suoi commilitoni e il capo delle truppe d'intervento. Il regista usa un montaggio alternato, passando da una parte all'altra del punto di vista dei protagonisti, da una parte i militanti e la preparazione della marcia, dall'altra il generale Ford e i militari.
Quanto mai attuale in un clima di difficili rapporti tra manifestanti e forze dell'ordine, il film di Greengrass, Orso d'oro al Festival di Berlino del 2002, è girato in uno stile documentaristico duro e tagliente che non cede mai alla facile spettacolarizzazione di un evento così drammatico. Greengrass trascina il pubblico, a volte abusando della macchina a spalla con un certo spaesamento dello spettatore, per le strade di Derry, tra i volti della gente del paese. Gli attori che il regista ha voluto, fatta eccezione per James Nesbitt, Tim Pigott-Smith e pochi altri, sono infatti gli abitanti di Derry, testimoni reali del lutto di quella giornata, a volte parenti delle stesse vittime. Per il regista l'importanza di questo film sta nel poter restituire giustizia a coloro che la attendono invano da trent'anni, ma anche in una certa similitudine con la realtà attuale: "Quando ero ragazzo a Londra- afferma - si parlava di Derry come oggi si parla dell'Afhganistan: un posto sperduto, pieno di bande armate fuorilegge, che andava ripulito per evitare il proliferare del terrorismo".
(Danila Filippone)