Audrey (Halle Berry) è felicemente sposata con Brian (David Duchovny), ha due bambini e conduce una vita agiata e tranquilla. A sconvolgere tutto arriva una tragica fatalità: mentre cerca di sedare un litigio per la strada, Brian rimane ucciso da un colpo di pistola. Durante il funerale, Audrey incontra, dopo tanto tempo, Jerry (Benicio Del Toro), vecchio amico del marito costretto a una vita ai margini, ma al quale Brian non aveva mai smesso di offrire il suo aiuto. Jerry non è mai stato ben visto da Audrey, ma l’occasione sembra finalmente promettere una riconciliazione. Sola in una grande casa, con due figli da accudire, Audrey decide di ospitare Jerry, promettendo vitto e alloggio in cambio di piccoli lavori domestici. Il rapporto tra i due migliora di giorno in giorno, tanto più che Jerry stabilisce da subito un forte legame con i bambini e appare intenzionato a rimettersi in sesto e a trovare un buon lavoro.
Susanne Bier ci ha abituati negli anni a un cinema personale, introspettivo, che cerca di cogliere nelle espressioni e nei gesti l'autenticità dell'anima e le emozioni sottocutanee. La sua macchina da presa si posa sui primissimi piani dei suoi protagonisti per studiarli in maniera viscerale e consegnarcene pregi e difetti. Con una sensibilità prettamente femminile e un'attitudine tipicamente nord europea in Noi due sconosciuti elabora il lutto senza risparmiarsi sulle scene di dolore, pur trovando una via per non spettacolarizzarlo. È la pioggia, che cade a gocce solitarie sui giocattoli sparsi in giardino e sulle strade di Seattle, a rappresentare la perdita della persona amata e la difficoltà nell'accettazione della morte. Il cinema della regista danese non è ridondante né si sofferma su ciò che ovvio, ma utilizza piccoli dettagli per raccontare profonde riflessioni. Così, basta una storiella ricordata e narrata da Jerry per far capire a Audrey quanto l'uomo che lei ha tanto detestato rappresenti la persona che meglio conosce suo marito e che può alimentarne la memoria.
Nel suo primo film in lingua inglese, la regista sceglie due degli attori più sexy di Hollywood, che regalano grazia e spessore al minimalismo realista del film. Temi come l'elaborazione del lutto, la tossicodipendenza e il triangolo amoroso non sono nuovi, ma l'approccio è originale e la regista evita la trappola romantica della potenziale storia d'amore tra due anime perdute. Incollata agli occhi smarriti, ai volti tesi e ai corpi spesso inquieti dei protagonisti, la Bier, costantemente alla ricerca del giusto angolo per raccontare la storia, non tradisce il suo stile, influenzato dal Dogma, per scendere a compromessi con Hollywood. Merito anche di un complice d'eccezione, il premio Oscar Sam Mendes, qui nei panni di produttore e mentore del film.
Sceneggiatura: Allan Loeb. Costumi: Karen Matthews. Scenografia: Richard Sherman. Musica: Gustavo Santaolalla. Fotografia: Tom Stern. Montaggio: Pernille Bech Christensen e Bruce Cannon. Interpreti: Halle Bery, Benicio Del Toro, David Duchovny, Alison Lohman, Omar Benson. Produttore: Sam Mendes e Sam Mercer. Distribuzione: Teodora Film. Origine: U.S.A., 2007