Da grandi poteri derivano grandi responsabilità: lo sanno tutti, tranne Hancock, un supereroe imperfetto, dalla vita spericolata e dall’eccesso di vizi.
Gli atti eroici di Hancock, che mostra sempre di avere delle buone intenzioni, gli permettono di portare a termine le sue missioni e salvare tantissime vite, ma sembrano sempre lasciare alle spalle danni notevoli. Per quanto possano essere grati al loro eroe locale, i cittadini di Los Angeles alla fine ne hanno abbastanza e si chiedono cosa hanno fatto per meritarsi tutto questo. Hancock, però, sembra non preoccuparsi di quello che pensa la gente, fino a quando non salva la vita di un dirigente di una società di pubbliche relazioni, Ray Embrey, che gli farà capire di avere un lato vulnerabile.
Hancock non è il tipico film sui supereroi: va oltre i confini del genere puntando sulle emozioni umane. Il modo in cui Will Smith e i realizzatori (i produttori Akiva Goldsman, Michael Mann e James Lassiter, così come il regista Peter Berg) ci sono riusciti è stato presentare il personaggio in maniera inusuale. Infatti, il film non si concentra su come Hancock ha ottenuto i suoi poteri o ha scelto di utilizzarli: in realtà, Hancock rappresenta un personaggio universale, essendo un uomo che incontriamo nel bel mezzo della sua carriera, che odia il suo lavoro e che vuole abbandonarlo. I suoi superpoteri non solo non sono una benedizione, ma hanno anche provocato un atteggiamento che lo allontana dal pubblico, tra cui dovrebbero esserci i suoi maggiori fan.
Oggi salvare il mondo non basta più: bisogna anche farlo con stile. E se l'eroe è nero, alcolista e depresso, sa volare ma atterra facendo enormi buchi nel marciapiede, prende a male parole stampa e polizia, vive in una roulotte sgangherata e soprattutto combatte il crimine in pantaloncini e camicia hawaiana, allora neanche il volto sensuale ed energico di Will Smith può salvarlo dall'essere messo al bando dai suoi stessi concittadini, più occupati a fare il conto dei danni provocati dall'eroe goffo che a provare gratitudine per il suo intervento. E pazienza se si chiama Hancock, come il patriota americano che per primo firmò la Dichiarazione d'Indipendenza.
La vita del povero Hancock è quella di un Superman dei giorni nostri: agisce spinto da un senso del dovere che non comprende, non sa relazionarsi con quelli che cerca di salvare e, anzi, ogni sua azione scatena le protesta dei concittadini. Ma com'è possibile, lamentano, che per fermare quattro banditi un supereroe degno di questo nome debba scatenare un putiferio, che qualcuno deve riparare e, soprattutto, pagare?
Sarà il fortuito incontro con íl pubblicitario Ray (Jason Bateman), che Hancock salva da un incidente mortale, e con sua moglie Mary (Charlize Theron), a cambiargli la vita. Ray gli insegna a rendersi accettabile, ad agire in squadra, ne ripulisce l'immagine, lo costringe ad accettare le sue responsabilità e a indossare un costume con l'aquila come insegna, vera divisa del supereroe.
Sceneggiatura: Vy Vincent Ngo e Vince Gilligan. Costumi: Luise Mingenbach. Scenografie: Neil Spisak. Musiche: John Powell. Fotografia: Tobias Schliessler. Montaggio: Paul Rubell e Colby Parker Jr. Interpreti: Will Smith, Charlize Theron, Jason Bateman, Eddie Marsan, Lauren Hill. Produttore: Akiva Goldsman, Michael Mann, Will Smith e James Lassiter. Distribuzione: Sony Pictures. Origine: U.S.A., 2008