Wall-e è l'ultimo robot rimasto sulla terra dopo che gli umani l'hanno abbandonata perchè invasa dai rifiuti. Si sono dimenticati di spegnerlo e lui, da settecento anni, continua a fare quello per cui è stato costruito: comprimere e ammassare rifiuti. Non parla, ma si fa capire molto bene a gesti e attraverso una gamma di suoni espressivi. È un robot animato come un animale antropomorfo, un piccolo Charlot, un operaio alienato che sogna un domani migliore guardando il cielo pieno di stelle. E quando dal cielo arriva il robot Eve, più moderno e programmato per cercare vita sulla Terra, Wall-e lo insegue sull'astronave madre. Lì, sempre come il vagabondo di Chaplin, sarà un portatore sano e inconsapevole di caos e anarchia assieme agli altri "devianti" della società, cioè, i robot difettosi, l'equivalente di quella famiglia di freak che erano i pesci da acquario con cui aveva a che fare Nemo.
Andrew Stanton torna a raccontare "un'odissea d'amore" dopo quello straordinario road movie acquatico che è stato Alla ricerca di Nemo, e lo fa sostituendo, alla vastità dell'oceano, la profondità dello spazio e, alla forma del film on the road, quella del cinema di fantascienza. Ma Wall-e non è la solita celebrazione della riappropriazione da parte dell'uomo della sua umanità in un futuro dove la tecnologia ha vinto sullo spirito: al contrario, è un film capace di commuovere anche solo con un abbraccio che afferma la bellezza e il romanticismo della tecnologia attraverso alcune delle scene più semplici e disarmanti che il cinema abbia mai offerto. Wall-e è, prima di tutto, uno dei più rivoluzionari film di fantascienza mai visti (realizzato con un unico e gigantesco punto di riferimento: 2001 Odissea nello spazio), nel quale il mondo delle macchine assume, a tutti gli effetti, un ruolo centrale. I robot non sono solo l'entità da combattere, ma una società a sé: hanno una loro vita, loro sentimenti e valori propri (come il concetto di "direttiva"), sono i protagonisti di una trama autonoma rispetto a quella che coinvolge gli umani. Wall-e e Eve non combattono per salvare la razza umana e, quando ciò accade, è per puro caso: essi combattono a fianco dei robot buoni esclusivamente per salvare se stessi e il loro amore.
Il nono lungometraggio della Pixar è l'ennesimo capolavoro capace di cambiare definitivamente il modo in cui viene imitata la macchina da presa e le sue lenti nell'animazione computerizzata e, come al solito, ci mette di fronte al miglior cinema immaginabile oggi. Un film che afferma con forza l'importanza e la centralità del racconto audiovisivo (e, quindi, del cinema) nel modo in cui conosciamo la realtà. Tutti i momenti chiave del film sono mediati dalla visione di un video (sia reale, che di finzione): dalla conversione del capitano della nave, all'educazione sentimentale di Wall-e attraverso la visione ripetuta di Hello Dolly, alla scoperta dell'amore per Eve (in uno stupendo flashback visto in prima persona su monitor), fino all'inganno del capitano nei confronti del computer della nave perpetrato con alcuni tipici trucchi cinematografici.
Dopo il meraviglioso Ratatouille, ancora nelle menti e nei cuori degli spettatori di tutto il mondo, la sfida per la Pixar è stata vinta ancora una volta con la bella favola dal sapore ecologista di questo splendido robot, e, tutto ciò, a dimostrazione del fatto che la vena creativa degli autori non si è affatto esaurita.
Soggetto: Andrew Stanton e Pete Docter. Sceneggiatura: Andrew Stanton e Jim Reardon. Scenografia: Ralph Eggleston. Musiche: Thomas Newman. Montaggio: Stephen Shaffer. Produttore: Jim Morris. Distribuzione: Buena Vista. Origine: U.S.A., 2008