Con il sostegno di: Ministero per i Beni e le Attività Culturali (MiBAC), Regione Lazio, FILAS, Emilia Romagna Film Commission
Premessa
“Le brigate rosse non sono nate dal nulla. Non sono un prodotto di laboratorio, magari di qualche Servizio segreto, ma il frutto di una cultura e di una tradizione politica della sinistra italiana. Quindi hanno radici nella storia di questo paese.
Questo voglio dirlo senza ambiguità e senza reticenze. Perché l’errore più grande, le cui conseguenze paghiamo ancora oggi, è stato quello di aver rimosso il problema, evitando di fare i conti ognuno con le proprie responsabilità. Insomma, se oggi c’è qualcuno che spara, è anche perché c’è stata una rimozione”.
Sinossi
Reggio Emilia, 1969. Trenta giovani militanti comunisti, in dissenso con la dirigenza, accusata di aver tradito gli ideali della Resistenza, abbandonano il Partito comunista e danno vita, insieme ad altri coetanei di provenienza anarchica, socialista e cattolica, all’Appartamento, una comune in cui si vagheggiano sogni rivoluzionari. Quegli stessi sogni che i loro nonni e padri avevano dovuto abbandonare, appena conclusa la guerra, a causa della politica di pacificazione di Palmiro Togliatti. Dall’esperienza dell’Appartamento, di lì a poco, uscirà il gruppo più agguerrito delle future Brigate Rosse: Alberto Franceschini, Tonino Loris Paroli, Prospero Gallinari, Roberto Ognibene, Lauro Azzolini.
Reggio Emilia, autunno 2007. Alcuni dei “ragazzi del 1969” si ritrovano dopo quasi quarant’anni nello stesso luogo, un ristorante sulle colline, dove il gruppo dell’Appartamento compì il salto tragico e fatale nella lotta armata. Seduti intorno a un tavolo, con rievocazioni a tratti drammatiche, Franceschini, Paroli e Ognibene (tre ex brigatisti tornati alla vita normale dopo una lunga detenzione nelle prigioni di mezza Italia) insieme a Paolo Rozzi e Annibale Viappiani (che non aderirono alle Brigate Rosse, e oggi sono impegnati il primo nel Partito Democratico, il secondo nei sindacati) ripercorrono una sorta di viaggio a ritroso, alla ricerca delle motivazioni più profonde delle rispettive scelte.
A integrare le ricostruzioni dei cinque protagonisti, due testimoni davvero sorprendenti, che in vario modo e a vario titolo parteciparono all’esperienza dell’Appartamento: Corrado Corghi, ex dirigente della Democrazia Cristiana ed esponente del cattolicesimo del dissenso, e Adelmo Cervi, figlio di Aldo, uno dei sette fratelli comunisti trucidati dai nazifascisti nel ’43.
Il Sol dell’avvenire è il primo film italiano ad affrontare il tema ancora oggi scabroso delle radici politico-ideologiche del terrorismo di sinistra.
Note di regia
Da molti anni ormai, seguo con passione le vicende della storia recente d’Italia, specialmente attraverso le testimonianze della gente comune. Sono convinto che non sempre il nostro paese abbia fatto i conti con il proprio complesso passato e che questa vera e propria rimozione delle pagine più scomode della storia nazionale provochi il ritorno di tanti fantasmi colmi di irrazionalità.
Me ne sono occupato, in particolare, con il fascismo, ma anche con il secondo dopoguerra, il Boom economico, gli anni settanta.
Ed è con Il Sol dell’avvenire che, insieme a quel prezioso compagno di viaggio che è Giovanni Fasanella, ho avvertito il peso di una responsabilità maggiore.
Qui ho dovuto fare i conti con la famiglia politica a cui appartengo, conscio che le rimozioni e i tabù al suo interno sono ancora tanti e in gran parte da districare. Perché la verità è che nella sinistra italiana è ancora difficile ammettere che le Brigate Rosse, con la loro drammatica parabola, siano figlie dell’idea socialista di un mondo migliore per tutti.
Evidentemente il sogno di palingenesi che è nel dna della sinistra, non le permette di liberarsi di una visione tutta virtuosa del proprio credo ideologico. Non solo c’era questa necessità di fare un po’ di conti in casa, ma con Giovanni ho pensato che fosse giusto soffermarsi sul microcosmo di Reggio Emilia, la città che prima tra tutte esprime un orgoglio, anche giusto, di appartenenza politica, ma che comunque ha dato i natali a un discreto numero di brigatisti rossi.
Come affrontare questo complesso microcosmo sul piano registico?
Prima di girare bisognava conoscere la città e la sua gente da dentro, anche con affetto e, al momento giusto, con la necessaria distanza. Bisognava permettere alle persone che si erano rese disponibili, di esprimersi liberamente, affidando al montaggio il momento dell’interpretazione.
È per questo che, sempre con Giovanni, ho proposto ai testimoni di riunirsi intorno a un tavolo, proprio nel ristorante in cui si cominciò seriamente a discutere di lotta armata.
Ho deciso di pensare ad alcune “finestre” che, scaturendo dal tavolo, permettessero allo spettatore di meglio comprendere l’orizzonte degli eventi. Si è trattato, allora, di affidarsi a un non facile lavoro di montaggio, girando cose anche molto diverse con modalità diverse, nella consapevolezza di trovarsi di fronte a delle testimonianze in gran parte inedite e godendo del privilegio di una particolare fiducia da parte dei nostri testimoni.
All’inizio è stato anche importante decidere con Giovanni di non intervenire in prima persona durante le riprese, laddove non condividevamo il punto di vista dei nostri testimoni, convinti che sia meglio lasciare spazio al pensiero dello spettatore piuttosto che costringerlo in un discorso a tesi.
Tutte queste cose messe insieme, hanno fatto si che questa volta la mia regia dovesse essere meno avvolgente, più distaccata. Una necessità dettata soprattutto dalla delicatezza del tema.
Liberamente tratto dal libro “Che cosa sono le BR. Le Radici, la Nascita, la Storia, il Presente” di Giovanni Fasanella e Alberto Franceschini, Editore BUR Biblioteca Universale Rizzoli. Ideato, scritto e realizzato da Giovanni Fasanella e Gianfranco Pannone. Musiche: Rudy Gnutti e Offlaga Disco Pax. Fotografia: Marco Carosi. Montaggio: Erika Manoni. Testimoni: Alberto Franceschini, Paolo Rozzi, Tonino Loris Paroli, Annibale Viappiani, Roberto Ognibene, Adelmo Cervi, Corrado Corghi, Peppino Catellani. Produttori: Alessandro Bonifazi e Bruno Tribbioli. Distribuzione: Blue Film. Origine: Italia, 2008.