Yvan è un solitario e irascibile commerciante d'auto d'epoca che vive alla periferia di Liegi. Rientrando a casa, un giorno, sorprende un ragazzo che ha appena tentato di derubarlo. Paziente, ma inflessibile, Yvan attende per tutta la notte che il ladro esca da sotto il letto, quindi, anziché chiamare la polizia, colto da un impeto d'affetto, si offre di accompagnarlo dai suoi genitori, ai confini con la Francia. Insieme, condividono e annullano le reciproche solitudini, almeno per il tempo del viaggio.
Ci voleva Bouli Lanners per convincerci che il Belgio è il territorio adatto per un road movie. Ci voleva Bouli Lanners per interpretare Yvan e riempire di sfumature un percorso altrimenti silenziosissimo, a bordo di una Chevrolet del '79, in compagnia di un ragazzino tossicodipendente che non si leva mai il cappello, ma che sembra aver qualcosa in testa che funziona e che potrebbe aiutarlo a vivere meglio, se solo lui gli si desse l’opportunità di uscire allo scoperto. Ci voleva sempre Bouli Lanners per trasformare un piccolo film, all'apparenza pressoché disabitato, in un saggio di ottimo cinema. Eldorado - che la versione italiana rinomina Eldorado Road - è un titolo sproporzionato e letteralmente fuori luogo, che richiama una terra mitica, nella quale la ricchezza non esiste e gli uomini vivono felici: nessuna associazione con le piatte lande della Vallonia o la periferia urbana, infestata dalla piaga della misera umana. Eppure, finché girano le quattro ruote, mentre il paesaggio scorre fuori dal finestrino come scorrono i fotogrammi sullo schermo, Yvan e Elie si ritrovano a non mancare di nulla (nemmeno dei generi alimentari, sottratti ad un benzinaio) e a veder nascere tra loro un rapporto, dopo le reciproche ammissioni di sofferenza, ognuno a proprio a modo, per una serie di relazioni trascurate. Ma il cinema - come la vita - è spazio e tempo: si possono coprire lunghe distanze, ma, a volte, non basta.
Lanners prende in prestito dalla lezione americana i cieli da western e il mito della libertà, per raccontarne l'altra faccia della medaglia, in un mélange di tristezza e idiozia che si fa amare per come rifugge snobismi e patetismi, appostati dietro l'angolo. Con il suo corpo pesante e l'espressione che scansa il sorriso, il sottofondo musicale hippy e il passato tragico, il suo personaggio ricorda un po' il John Goodman del Grande Lebowski, ma l'America, qui, è solo un sogno: il Belgio è breve e il viaggio è già finito.
Sceneggiatura: Bouli Lanners. Costumi: Elise Ancion. Scenografia: Paul Rouschop. Musiche: Renaud Mayeur. Fotografia: Jean-Paul De Zaeytijd. Montaggio: Ewin Ryckaert. Interpreti: Bouli Lanners, Fabrice Adde, Philippe Nahon, Francoise Chichéry, Didier Toupy, Stefan Liberski. Produttore: Jacques-Henri Bronckart. Distribuzione: Archibald Enterprise Film. Origine: Francia/Belgio, 2008