Ricordate gli ululati del cane malefico che in S.O.S. Summer of Sam di Spike Lee si levavano dal Bronx degli anni settanta? Ebbene sugli echi dell'infernale latrato si apre l'ultimo film dello stesso regista, che inizia nel buio di una notte newyorkese. Spike Lee torna a girare nella città prediletta, set di quasi tutti i suoi film (da Lola Darling, il suo esordio cinematografico fino alla penultima pellicola, Bamboozled). E come molti tra i grandi autori della cinematografia americana - da Sean Penn a Martin Scorsese - è l'ultimo in ordine di tempo a portare nella sua opera il trauma vissuto dalla città nel tentativo di metabolizzarlo o solo di 'mostrarlo'. Spike Lee sembra essere arrivato a un punto di svolta: interpretato quasi esclusivamente da attori bianchi, il film lascia in ombra i conflitti etnici e focalizza l'attenzione altrove. La partita si gioca tra New York e i suoi abitanti.
"Quando mi chiedono di cosa parla La 25a ora gli spiego che Edward Norton è uno spacciatore che trascorre le sue ultime 24 ore in una New York post 11 settembre", ha dichiarato il regista. Nonostante la sceneggiatura fosse pronta prima di quella data, in fase di riprese questo elemento è stato inserito nel film attraverso alcune scene aggiunte e alcune modificazioni nei dialoghi. Tratto dal romanzo omonimo di David Benioff (autore anche della sceneggiatura), girato nei quartieri di Brooklyn, Queens, Staten Island, Bronx e Manhattan, il film pedina nell'arco di un' intera giornata i percorsi di Monty Brogan (Edward Norton) che vive le sue ultime 24 ore di libertà: accusato di spaccio e condannato a sette anni di reclusione, l'indomani sarà sbattuto in prigione. Monty passa le sue ultime ore tentando di riallacciare i rapporti con le persone a lui care: il padre, vigile del fuoco in pensione, i vecchi amici - Jacob, un insegnante timido e frustrato e Slaughtery, arrivista uomo d'affari di Wall Street - e con la bellissima fidanzata, ambigua e misteriosa.
Bagnato dalla luce fredda dei neon, saturo di colori, vibrante di un'energia repressa e nervosa, il film si compone di un dialogo ininterrotto: i personaggi cambiano di volta in volta interlocutore e danno luogo a un infinita logorrea che si dipana come una sofferta interrogazione intima. Uno scavo alle radici del senso e dell'angoscia di vivere. Nonostante la struttura da dramma intimista Spike Lee realizza le sequenze con un montaggio che movimenta il confronto e che dà al film il respiro di una fosca tragedia. In questo senso Spike Lee si permette solo una volta di fermarsi: l'unico piano sequenza - immobile e raggelato - insiste sulle immagini di ground zero, riprese oltre i vetri di una grande finestra. Affacciati sul luogo del disastro, inchiodati alla visione, Jacob e Slaughtery sembrano costretti - per un tempo infinito - a guardare dentro la gigantesca ferita.
Il luogo dell'esplosione diventa il nuovo centro della città: un vuoto da cui non si può prescindere e che diventa la chiarificazione di una sconfitta che è prima di tutto morale e personale.
E' ora di andarsene: se Scorsese con Gangs of New York ricostruisce la genesi e le origini della città, Spike Lee sembra ricominciare dove lui si interrompe e racconta di un luogo fantasma che è ora di abbandonare. La giornata di Monty si configura infatti come un lungo addio: addio ai luoghi in cui ha vissuto, addio alle persone care, addio alla vita. E come in tutti gli addii che si rispettino, il film è pieno di dichiarazioni d'amore. Ma per il regista afroamericano le parole d'amore si confondono con quelle della rabbia e del dolore: e Lee si permette un'esplosione d'odio - a cuore aperto - verso New York. Solo che la sovrapposizione tra la città e il cinema qui è perfetta e completa; gli specchi si sovrappongono e le accuse rimbalzano nella confessione di una colpa e nel dubbio del fallimento.
Così la 25esima ora, estromessa dall'orologio degli uomini, è tutto ciò che non esiste o che non è più possibile: è il tempo della vita normale, il tempo dei figli e di un futuro sereno, dove gli sbagli si possono cancellare e i rimpianti un vago ricordo. Sulle altre 24 è tempo di chiudere gli occhi.
(Silvia Colombo)
Sceneggiatura: David Benioff. Fotografia: Rodrigo Prieto. Musiche: Terence Blanchard. Scenografia: James Chinlund. Costumi: Sandra Hernandez. Montaggio Barry Alexander Brown. Interpeti: Edward Norton, Philip Seymour Hoffman, Barry Pepper, Rosario Dawson, Anna Paquin, Brian Cox. Stati Uniti - 2002