Pa-ra-da è la storia dell'amicizia tra una banda di ragazzini, tra i tre e i sedici anni, e il giovane clown franco algerino Miloud, poco più che ventenne. I bambini vivono da straccioni, come randagi, dormono nel sottosuolo di Bucarest, nelle grandi condotte dove passano i tubi per il riscaldamento e sopravvivono con furtarelli, accattonaggio e prostituzione. Sono bambini fuggiti dagli orfanotrofi o dalla povertà di famiglie indifferenti o disperate, bambini che vivono ammassati nel sottosuolo, nella rete dei canali, su cartoni e materassi putridi, in ambienti sporchi e soffocanti. Miloud coltiva il folle sogno di entrare in contatto con questi ragazzi diffidenti e induriti dalla loro drammatica esperienza di scontri, violenze, lutti, pedofilia e droga. Usa il suo carisma e la sua testardaggine per penetrare il muro di sospetto con cui si difendono, per riuscire a tirarli fuori dalla loro condizione e portarli a una vita dignitosa. Insegna loro le attività circensi e clownesche e li riporta alla luce del sole, donando loro la speranza in un'esistenza futura. Dopo molte disavventure e vere e proprie tragedie, osteggiato da funzionari corrotti, Miloud riuscirà a creare una compagnia circense e riuscirà a portare in scena lo spettacolo nella piazza principale di Bucarest, dimostrando che era possibile ridare dignità umana ad esseri che tutti consideravano animali.
La storia di Miloud Oukili prende oggi vita grazie al bellissimo lungometraggio d’esordio di Marco Pontecorvo. La pellicola, che prende il nome proprio dall’affermato gruppo creato da Oukili, rivisita in maniera minuziosa tutta la storia dell’angelo dal naso rosso: dal suo arrivo in Romania nel 1992 con Handicap International, tre anni dopo la fine della dittatura Ceausescu, all’incontro, avvenuto quasi per caso, con i bambini dei tombini, i cosiddetti “boskettari”, fino al progetto (poi realizzato) di creare “qualcosa di unico”, che potesse ridare speranza e dignità a queste anime perse. È un paese allo sbando quello rappresentato dal regista, una Romania ai margini, fatta di povertà, malavita e indifferenza. Il regista, che di questa storia si è subito innamorato, riesce a costruire una sorta di viaggio documentaristico, prezioso e fortemente emotivo e fa sì che il folle sogno di Miloud prenda forma cinematografica senza banalità o virtuosismi registici. Un lavoro che, senza metafore ingombranti, parla della drammaticità di quei giorni: le violenze, la corruzione della polizia, la pedofilia, la droga, la prostituzione, ma anche il senso di amicizia e fratellanza. Il senso di smarrimento, prima, e di rinascita, poi, Pontecorvo ce li fa (ri)vivere senza presunzione, affidandosi a quell’umiltà narrativa che è tipica dei grandi poeti visivi, riuscendo a fotografare, in maniera lucida e matura, le diverse storie individuali che toccano tutta una nazione.
Nato e riconosciuto come abile direttore della fotografia, Pontecorvo sa osare e, nello stesso tempo, donare un’armonia e una crudezza di immagini impressionanti. Cita inconsapevolmente Sergio Leone (la scena del bambino che spia una coetanea che balla in un vagone ricorda C’era una volta in America), si fa guidare dalla melodia zigana di Andrea Guerra e ci spinge alla riflessione più sentita. Un cast, poi, che merita un discorso a sé, primo fra tutti per lo stupefacente Jalil Lespert, perfetto e simbiotico nel ruolo di Oukili. Un’interpretazione sincera la sua, libera dagli schemi, incisiva e potente. L’amore di Miloud per la vita e per i suoi ragazzi, oggi, non sono mai stati così vicini.
Sceneggiatura: Marco Pontecorvo e Roberto Tiraboschi. Soggetto: Marco Pontecorvo. Scenografie: Paola Bizzarri. Costumi: Sonoo Mishra. Musiche: Andrea Guerra. Fotografia: Vincenzo Carpineta. Montaggio: Alessio Doglione. Interpreti: Jalil Lespert, Evita Ciri, Gabriel Rauta, Patrice Juiff. Produttori: Marco Valerio Pugini e Ute Leonhardt. Distribuzione: O1 Distribution. Origine: Italia, 2008