Francia, 1977. Stella, una ragazzina dei quartieri operai, viene ammessa a frequentare il primo anno di una prestigiosa scuola media, dove si trova come un pesce fuor d'acqua, finché non conosce Gladys, la prima della classe, amica per errore e per fortuna.
Prima che Gladys le offra le parole che le mancano, Stella è cresciuta con i testi del juke-box in un rumoroso bar di periferia e ha, per famiglia, una schiera di disadattati e alcolisti; presenze fisse (habitués) ma non propriamente mature, tra le quali spicca l'angelo buono (a nulla) di Guillaume Depardieu.
Stella, della regista Sylvie Verheyde, è il racconto di ciò che avviene quando una ragazzina spensierata e trascurata comincia a prendere coscienza che il suo mondo non è l'unico possibile, non è il migliore e, forse, non è nemmeno quello che la rende felice. Nessuno, fino ad ora, le aveva insegnato l'ortografia, nessuno le aveva detto che esiste una scrittura "retta" dell'esistenza e che lei, se non si trova agli antipodi, di sicuro parte piuttosto svantaggiata. Noi spettatori, però, veniamo costantemente anticipati dalla macchina da presa, che segue la protagonista superandola regolarmente nella sua corsa verso casa, come a sottolineare il gap, la strada che le resta da fare. Leggermente doloroso, come un cordone ombelicale che si spezza, divertente, come una lingua straniera messa in bocca ad una principiante volonterosa, ma impreparata, il film (in gran parte autobiografico) della Verheyde, affidato all'aria fragile e misteriosa di Léora Barbara, è un racconto di formazione che si aggiunge alla già nutrita schiere di "Zazie" dello schermo (non ultima, Little Miss Sunshine), ma riesce a raccontare un'epoca e un'età fondendole magicamente tra loro, senza mai indugiare nella nostalgia. Perché, in fondo, questo piccolo film di grandi attori (la madre e il padre della protagonista, in primis), più ancora che il tenero ed amaro diario di un'adolescente che ha saltato l'infanzia, è il racconto di un'opportunità. I francesi dicono "chance", che suona un po' "fortuna" e un po' "caso", ma è, comunque, un'opportunità. Bando alle nostalgie e largo ai film come questo, che, come i bei romanzi, si vorrebbero veder proseguire.
Soggetto e Sceneggiatura: Sylvie Verheyde. Scenografie: Thomas Grézaud. Costumi: Gigi Lepage. Musiche: NousDeux the band. Fotografia: Nicolas Gaurin. Montaggio: Christel Dewynter. Interpreti: Léora Barbara, Melissa Rodrigues, Karole Rocher, Benjamin Biolay e Guillaume Depardieu. Produttore: Bruno Berthémy. Distribuzione: Sacher Distribuzione. Origine: Francia, 2008.