Capire il senso del nostro tempo presente è un lusso che non sempre possiamo permetterci. Viene alla mente quel vecchio spot con Ernesto Calindri che sorseggiava un amaro seduto al tavolino in mezzo a una strada trafficata. Si trattava di una facile metafora della vita frenetica e della necessità di fermarsi un attimo e riflettere. A pensarci bene c’era un’altra vecchia pubblicità che più o meno sottolineava la stessa esigenza: “fermate il mondo, voglio scendere”. Sono immagini lontane nel tempo che oggi fanno un po’ sorridere per tanta ingenuità. Oramai si è preso atto che dal mondo non si scende e che se ci si siede a un tavolino in mezzo alla strada si viene travolti con tanto di omissione di soccorso.
Questa volta l’abbiamo presa davvero alla lontana per parlare di una nuova pellicola che segna l’esordio alla regia di una cosiddetta figlia d’arte. Il film è Passato prossimo, la novella regista è Maria Sole Tognazzi, figlia del grande Ugo.
E’ certamente un buon debutto quello della Tognazzi, capace di costruire insieme allo sceneggiatore Daniele Prato una storia semplice senza cadere nel mal di generazionalismo che sembra affliggere tanti registi egotici di casa nostra. Protagonisti della scena, cinque personaggi in cerca del proprio demone. Carola (Valentina Cervi), Edoardo (Ignazio Oliva) e Andrea (Claudio Santamaria) sono attori senza copioni all’altezza delle loro aspettative, Gianmaria (Claudio Gioè) è un laureato in lettere senza cattedra e costretto a sbarcare il lunario vendendo scarpe, Claudia (Paola Cortellesi) è una studentessa che non riesce a finire la tesi di laurea e che per motivi economici è costretta a vendere l’amata villa in campagna. Attorno a loro ruotano altri personaggi, tra i quali citiamo Alberto, fidanzato di Claudia e interpretato da Gianmarco Tognazzi, fratello maggiore di Maria Sole.
Abbiamo detto dei cinque personaggi e della villa che dovrà essere venduta. Proprio la forzata cessione della bella casa in campagna di Claudia diventa l’occasione per un ultimo incontro. E’ la rappresentazione di uno dei tanti cicli della vita che sta per interrompersi, che sta per segnare il passo e far posto ad un altro ciclo. In quella villa, i cinque ragazzi avevano condiviso esperienze importanti e ora è venuto il momento di darsi un appuntamento per poi cambiare strada.
Qui torna utile quanto detto all’inizio. Quello che accade in quest’ultimo weekend passato in campagna è un momento raro da vivere nella quotidianità di tutti i giorni. E’ il presente che si manifesta quando si pensa ad un passato irrimediabilmente alle spalle e ad un futuro denso di incognite. Quante volte capita di fermarci per riflettere su ciò che sta cambiando dentro e fuori di noi? La vita che conduciamo ci divora a tal punto che non sempre riusciamo a prendere coscienza di certe cesure.
Passato prossimo potrà sembrare un film eccessivamente teatrale e privo di ritmo, tuttavia piace l’idea della lentezza che giunge fino all’immobilità. Non accadono eventi luttuosi o colpi di scena degni di tal nome a rendere la storia perfettamente circolare ed esaustiva. I protagonisti fanno esperienza di sé percependo il tempo che scorre. E con loro, lo spettatore non è messo alle strette, non deve affrettarsi nel riflettere.
Ad agevolare il compito di Maria Sole Tognazzi, è un gruppo di attori abile nel non andare mai sopra le righe grazie a una recitazione estremamente naturale. Per esibire il loro disagio non hanno bisogno di urlare. Bastano poche parole e volti malinconici per esprimere il malessere non di una generazione ma di una collettività che non riesce a comprendere cosa fare e dove andare.
Infine, gli stessi personaggi che provano ognuno per motivi diversi un sentimento di inadeguatezza rispetto al mondo in cui vivono, riescono anche ad esibire un sorriso ironico utile ad evitare la banale auto-rappresentazione di vittima predestinata di questa sporca società.
Pur avendo evitato i tranelli del cinema generazionale, anche questo film lascia intatto il dubbio che non si riesca ad andare oltre il racconto di se stessi e delle persone che stanno più vicine. Questo è il limite da superare per non aderire a quei modelli televisivi dominanti che proprio della pluralità hanno fatto un nemico giurato. Un limite che non riguarda solo il cinema ma che certamente finisce col pregiudicare il raggiungimento dell’eccellenza.
(Mazzino Montinari)
Sceneggiatura: Daniele Prato, Maria Sole Tognazzi. Fotografia: Giulio Pietromarchi. Musiche: Andrea Guerra. Scenografia: Enzo De Camillis. Montaggio: Walter Fasano. Interpreti: Paola Cortellesi, Valentina Cervi, Claudio Santamaria, Ignazio Oliva, Gianmarco Tognazzi, Alessia Barela, Pierfrancesco Favino, Claudio Gioè, Francesca Figus. Italia, 2001