Una commedia dolce-amara sul mondo femminile. Due epoche, due modi di essere donne. Anni Sessanta: una partita a carte per stare insieme. Ogni giovedì pomeriggio quattro amiche si raccontano amori e tradimenti, teorizzando la maternità, la vita e i problemi del matrimonio. Litigano, ridono, parlano con complicità e un po' di cinismo.
Trent'anni dopo le figlie si ritrovano al funerale di una delle madri. Sono le stesse bambine che, durante le partite a carte, giocavano nella stanza accanto. Come le loro madri, si confidano sogni e paure, il tempo che passa, il rapporto con il lavoro, il desiderio di maternità. Sono passati decenni, ma l'identità femminile sembra inalterata, nonostante la carriera e l'emancipazione; essere donna significa oggi come allora energia, allegria, fatica e dolore.
Otto donne e un regista, Enzo Monteleone, che torna con una storia tutta al femminile tratta dalla pièce teatrale di Cristina Comencini e con un cast che annovera Margherita Buy, Isabella Ferrari, Marina Massironi e Valeria Milillo, a cui si aggiungono Paola Cortellesi, Carolina Crescentini, Claudia Pandolfi e Alba Rohrwacher. L’idea del regista è stata quella di misurarsi con il testo teatrale, rispettandone la ricchezza, ma lavorando sullo stile, la fotografie, gli ambienti e i costumi. Due partite è una riflessione, a tratti ulcerata, ma pure spassosa, sull’essere donna e madre. Tra fitte e contrazioni, isterismi e frustrazioni, la fisiologia femminile svolge un ruolo chiave in questo doppio poker di donne, con citazione da Natalia Ginzburg, dove si teorizza la natura primitiva, quasi bestiale, della maternità. Il titolo corrisponde alla struttura speculare del racconto e dell’ambiente in cui i personaggi si muovono, con lo stesso tinello, prima tirato a lucido (anni Sessanta), poi un po’ in disarmo (anni Novanta). Al suono di Se telefonando, quattro madri di estrazione borghese si ritrovano ogni giovedì per giocare svogliatamente a carte e misurarsi con le crepe dei rispettivi matrimoni, tra tradimenti e risentimenti: sono casalinghe disperate, murate vive in una condizione che le preserva e divora allo stesso tempo. Tre decenni dopo le figlie, ben inserite nel mondo delle professioni, si ritrovano per un funerale. Squillano i cellulari, muta il lessico (familiare), ma in fondo gli argomenti sono gli stessi, sia pure in una chiave rovesciata, e ora tutte desiderano un figlio. «Non se ne esce», sbuffa la Buy in scena: locuzione un po’ desueta, che, però, sembra riassumere la domanda di fondo posta dal film: sono più felici e realizzate le donne di oggi o quelle di ieri? Agli spettatori l’ardua sentenza.
Tratto dalla commedia teatrale di Cristina Comencini. Sceneggiatura: Cristina Comencini e Enzo Monteleone. Scenografia: Paola Comencini. Costumi: Marina Roberti. Musica: Giuliano Taviani. Fotografia: Daniele Nannuzzi. Montaggio: Cecilia Zanuso. Interpreti: Margherita Buy, Isabella Ferrari, Marina Massironi, Paola Cortellesi, Carolina Crescentini, Valeria Milillo, Claudia Pandolfi e Alba Rohrwacher. Produttori: Riccardo Tozzi, Giovanni Stabilini e Marco Chimenz. Distribuzione: O1 Distribution. Origine: Italia, 2008.