Il film va considerato a tutti gli effetti il terzo capitolo rispetto agli illustri precedenti ad episodi I mostri, diretto nel 1963 da Dino Risi e I nuovi mostri del 1977, diretto a sei mani da Dino Risi, Mario Monicelli ed Ettore Scola, capisaldi della commedia all'italiana in pillole.
Anche qui, in sedici episodi caustici, vengono parodiati tutti i vizi, le debolezze e le paure dell'Italia contemporanea. Passano gli anni e i decenni, ma i difetti che affliggono l'Italia sono sempre gli stessi, qui illustrati in episodi divertenti, amari, grotteschi e fulminanti: cinismo, avidità, indifferenza, falso perbenismo, cialtroneria, vanità e via "difettando".
Ciascun episodio, di durata e struttura diverse, ruota intorno a delle figure centrali, in genere caricaturali, interpretate da tre attori principali (Diego Abatantuono, Giorgio Panariello e Claudio Bisio), che compariranno, sia alternativamente che insieme, con Sabrina Ferilli, Angela Finocchiaro, Carlo Buccirosso e molti altri ancora.
Alcuni episodi sono assai brevi e fulminanti ed hanno la durata e la struttura di uno sketch, altri presentano, invece, una costruzione più elaborata.
I Mostri oggi si articola in sedici episodi, tre dei quali contengono citazioni esplicite di analoghe scenette dei Mostri e dei Nuovi Mostri: il ragazzo che si finge innamorato e che ruba la carrozzella a una disabile per poter andare allo stadio gratis; la coppia che soccorre un uomo investito da un pirata della strada e che finisce per fargli più male che bene; il portiere di stabile il cui figlio ha una relazione clandestina con un professore del palazzo. Nel film, ovviamente, ci sono molte più storie legate alla realtà contemporanea e, rispetto ai precedenti cinematografici, le vicende vedono anche le donne coinvolte in ruoli mostruosi: la mamma che perde la figlia in un supermercato ed è felicissima che la tv si occupi di lei; la psicologa opinionista televisiva che spinge un uomo al suicidio; la coppia di poveracci dipendenti d'albergo che cercano di applicare nella loro vita le furbizie e le disonestà dei grandi manager; il papà che pur di avere la tv nuova spinge la figlia, ex prostituta, di nuovo sulla strada; l'attore di fiction che prende soldi per presenziare ai funerali di sconosciuti. E via elencando.
Quando Age, Scarpelli, Maccari, Petri e Scola scrissero I Mostri per Risi, raccontare i vizi, i guasti e le ciniche perversioni del popolo italiano che si affacciava allora al boom economico (era il 1963) fu una vera sorpresa. Tra le risate amare e le gag ferocissime che caratterizzavano quegli episodi, si annidava un messaggio occulto e inquietante e cioè che delle persone all’apparenza normali, integrate, addirittura integerrime, si rivelavano dei veri mostri di egoismo, di opportunismo, di superficialità o di mera (ancorché umana) perfidia. E oggi l’uomo moderno è cambiato? E’ cresciuto? Ha superato le piccole meschinità per arrivare ad essere animale morale oltre che sociale? La risposta degli autori è tutt’altro che positiva: i vizi e le contraddizioni di un mondo ormai ricco e industrializzato non sono poi così differenti da allora, né nella sostanza né nelle dinamiche psicologiche dei suoi protagonisti. Sono cambiate le tipologie, le patologie, i sogni e i bisogni che la nostra società impone, ma la mostruosità che vi si annida, è rimasta intatta. E allora, ecco i nostri mostri di oggi.
Sceneggiatura: Franco Ferrini, Giacomo Scarpelli, Silvia Scola, Marco Tiberi e Enrico Oldoini. Costumi: Monica Gaetani. Scenografia: Eugenia F. Di Napoli. Musica: Louis Siciliano. Fotografia: Federico Masiero. Montaggio: Mirco Garrone. Interpreti: Diego Abatantuono, Sabrina Ferilli, Giorgio Panariello, Claudio Bisio, Angela Finocchiaro e Carlo Buccirosso. Produttori: Pio Angeletti, Adriano De Micheli e Maurizio Totti. Distribuzione: Warner Bros Pictures Italia. Origine: Italia, 2009.